Gli Appennini risvegliano Carapaz. Ma Del Toro controlla da padrone

Scatto a 10 km dal traguardo, ridotto il suo distacco da Roglic e Ayuso. Ciccone terzo

Gli Appennini risvegliano Carapaz. Ma Del Toro controlla da padrone
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Parte come un sasso dalla fionda, una pietra che fila via all'ombra dell'incantevole Pietra di Bismantova, una terrazza di pietra che risale a 15 milioni di anni fa. Richard Carapaz, l'oro di Tokio, sa come si fa e lo fa, ancora una volta. Non per niente ha vinto nel 2019 un Giro d'Italia, sfruttando a regola d'arte la rivalità tra Vincenzo Nibali e Primoz Roglic. Adesso, a distanza di tempo, alla soglia delle 32 primavere che taglierà il 29 maggio prossimo, spera di inserirsi nella contesa dei ragazzi terribili di casa Uae Team Emirates, Isaac Del Toro e Juan Ayuso.

Vince Carapaz, per la quarta volta al Giro d'Italia e per la 24° in carriera. Vince con una rasoiata nel finale, un'accelerazione sulla terrazza della Pietra di Bismantova, a nove chilometri dal traguardo, quando molti pensano che ormai tutto si decide sull'ultimo strappetto finale. Niente di più sbagliato: Carapaz lo vedono partire e poi non lo vedono più. Sul traguardo mantiene 10 sulla maglia rosa Del Toro, Ciccone e Pidcock, Bernal e Tiberi. Ora in classifica, grazie ai 6 di abbuono, Del Toro ha 31 su Ayuso, 1'07 su Tiberi, 1'09 su Simon Yates, 1'24 su Roglic. «Ci ha sorpreso tutti ammette nel finale di corsa Giulio Ciccone, terzo al traguardo -. Pensavo che non fosse possibile fare un'azione così a quel punto della corsa, ma oggi (ieri per chi legge, ndr), Richard è stato davvero il più forte».

Il più forte è anche felice come un bimbo. Archiviate le due cronometro, che per l'ecuadoriano sono state parecchio indigeste, da domenica prossima arriva il suo terreno: quelle montagne che decideranno il Giro. «Sto bene e questa vittoria è quello che ci voleva. Io sono qui per puntare al massimo», spiega.

Se l'ecuadoriano spiega, il messicano Isaac Del Toro non si piega. Ancora in rosa, per il terzo giorno.

«È stata una buona giornata e io mi sento sempre meglio dice il 21enne messicano -. Quando ho visto attorno a me tutti i miei compagni di squadra, mi sono detto: ma quanto siamo forti. Io sono qui per imparare, e in maglia rosa si impara meglio».

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