Eppur sono scomode. Ma volete mettere il fascino di una panchina con quello di una poltrona? Certo non le panchine per mamme e vecchietti ai giardinetti. Ma quella del giovanilismo strutturale che risponderà ai crismi del nuovo Milan. Si, insomma via Braida e Galliani, via Allegri invecchiato anzitempo, nemmeno si fosse seduto sulla panca dell'Inter (se avete fatto caso, dopo qualche mese ingrigiscono facce e capelli), e largo alla corsa per la pole, che tanti dicono già vinta da Seedorf. Però mai mettere limite alla Provvidenza. Quali siano le buone notizie per il Milan di questi tempi non è chiaro: c'è chi pensa che l'idea di mettere a posto i conti per la liquidazione di Galliani (dai 10 ai 30 milioni dicono le ipotesi) entro fine dicembre, per convogliarla sul bilancio 2013, possa essere una lieta novella. Ovvero: è accertato il via alla rivoluzione nel segno del giovanilismo rossonero voluto da Barbara B. C'è chi, invece, penserà il contrario. Ai posteri l'ardua sentenza su chi abbia ragione. Per ora meglio non pensare. Meglio puntare su qualche risultato in campo e sul recupero di un Milan decente in Italia e in Champions. Il blasone chiede più fatti e meno parole, più effetti pratici e meno filosofia. Magari qualche buon giocatore. E, perché no, un buon occhio sul tecnico del futuro. La carica degli ex è l'ultimo gioco di società. Magari solo per sport, ed un poco per spot: la pubblicità è l'anima del commercio. La lista è lunga. Ieri si è aggiunto Andrij Shevchenko, non sai mai che la società abbia un felice ripensamento. Sheva lo ha detto con innocenza non proprio innocente. È un momento di transizione, sto studiando. Mi preparo per il futuro, per me sarebbe ideale allenare un giorno il Milan o la nazionale ucraina». Meglio il Milan, senza dubbio. Per le nazionali c'è sempre tempo. Poi, figuratevi, Sheva ha anche aggiunto che non è questo il momento in cui il Milan deve cambiare panchina. Ma questo è il momento del posizionamento. Forse non è un caso che Paolo Maldini e Sheva siamo vecchi amici. Paolo sembra destinato ad un futuro da dirigente, fate voi il resto.
Sheva è l'ultimo di una serie di pretendenti che si è fatta lunga, nella gran parte ex milanisti Ciascuno con una strizzatina d'occhio, più o meno decisa. Marco Van Basten si è sempre profilato sullo sfondo senza mai lasciarsi toccare: del tipo guardatemi e non toccatemi. Eppoi costerebbe troppo. Donadoni ci ha sperato in alcuni momenti e magari continua a sperarci. Rino Gattuso ci metterebbe l'anima e magari nutre la segreta speranza nonostante il flop a Palermo. Filippo Inzaghi è pronto uso in casa, ma perfino lady Barbara deve aver intuito che l'esperienza conta: soprattutto sulle panchine. Non sempre ti capita fra le mani un profeta toccato dalla grazia come Sacchi. Per Inzaghi ci sarà tempo. E perché mai Berlusconi non potrebbe pensare anche a Chicco Evani che, i suoi amici garantiscono, ha qualità da allenatore vero. Peccato non abbia fascino e appeal come alcuni di cui sopra. Tra gli usati sicuri qualcuno scommette sull'ipotesi Prandelli. Ma, suvvia, un monsignore come può sposarsi con il giovanilismo strutturale previsto nel nuovo Milan? Eppoi, chissà ci sono idee e idee, non solo politiche. Ma, certo, se diciamo parole e idee chi meglio del chiacchierone eccellente? Leggi: Clarence Seedorf. C'è il rischio che, a sentirlo parlare, vadano in confusione anche i muri dello spogliatoio di Milanello: infatti scopriranno la ragione della loro esistenza dalle parole alate dell'olandese. Seedorf è stato un meraviglioso giocatore, non è detto sia un altrettanto magico allenatore. L'innata tendenza a spiegare l'esistenza della vita a chiunque gli capiti a tiro rischia di andare in contrapposizione alle sane regole di spogliatoio, panchina e partita: fatti e non parole. Seedorf piace tanto a Berlusconi, sarà pronto per l'estate dopo adeguato corso accelerato, avrà costi non proprio da esordiente, affascinerà. Salvo non fare gol.
E senza dimenticare una vecchia e immortale regola che dettava un Principe degli allenatori di tutto il mondo. Cesare Rubini, grande tecnico del Simmenthal madre di quella che oggi è l'Armani, diceva a chiunque: «Prima la squadra». Anche per salire sul pullman.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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