«Gli azzurri? Bravi, ma vecchi»

«Gli azzurri? Bravi, ma vecchi»

Il presidente del nuoto si è rotto le scatole del caso Pellegrini, parole sue. Pagnozzi, candidato presidente del Coni, si preoccupa perchè, anche nello sport, l'Italia è un paese di vecchi. Petrucci, quasi ex del Coni, sta facendo le valigie, ma ammette che la lotta al doping è incompiuta. E, avrebbe potuto aggiungere, nessun medico federale è entrato pubblicamente nei dettagli del caso Schwazer. La procura di Bolzano non ha ancora trovato riscontri sull'acquisto di Epo in Turchia e sta cercando riscontri sulle prove antidoping esistenti delle ultime gare del marciatore. Chissà mai se scopriremo tutte le verità? In tal caso quanti vasi scoperchiati...
Ieri il Coni ha tirato le somme del suo anno olimpico: medici, presidenti e commissari tecnici. Adunata di massa per chiudere una pagina e aprire quella che li porterà a Rio 2016. «Da Londra torniamo vincitori", ha sintetizzato Pagnozzi. Con qualche “se“ e qualche “ma“ sul futuro. I dubbi: «Rispetto ai nostri competitor abbiamo un'età media più alta, siamo tra i più vecchi. Se non si colmano le lacune si rischia di uscire dal G10 dello sport. Come in altri settori della vita sociale, i nostri giovani arrivano con qualche battuta di ritardo ai risultati». Le certezze: «Abbiamo davanti una montagna molto dura da scalare. Il pericolo per noi viene dall'Oriente: Corea, Giappone, Ucraina hanno un'età media di circa 25 anni, sono i Paesi che in futuro ci daranno grossi problemi Per restare nei primi dieci dovremo andare a doppia cifra con 10-12 medaglie d'oro». Quest'anno i podi sono stati 28 con 63 medagliati. «Ma il 30% era già andato a podio in precedenti edizioni». Sarà un'Italia che dovrà pedalare, in qualche caso correre. Non basteranno muscoli e tabelle, serviranno inventiva e buoni tecnici. Esiste una serie di progetti per lo sviluppo tecnologico con la Ferrari, con il Politecnico di Milano, con l'Insean. Ma l'Italia vecchia è figlia di una cattiva selezione, del mancato rapporto con le scuole e, in certi settori, di un ridotto apporto economico per assicurarsi, ad esempio, grandi tecnici all'estero.
E qui si inserisce “la rottura di scatole“ del presidente del nuoto Paolo Barelli. Come non bastasse il flop olimpico, anche stavolta non ci siamo fatti mancare un caso Pellegrini. Ad ogni fine estate rispunta come una tassa da pagare. Evidente la cattiva gestione. Non si può rituffarsi sempre negli stessi problemi. Stavolta Barelli è stato subito duro e almeno chiaro. «Non si può dare tutto per scontato, non può essere tutto bianco o nero, chi sta con me o contro di me. Di questo ci siamo rotti le scatole. Siamo sempre stati a disposizione della Pellegrini con grande compiacimento, ora valuteremo anche questa sua quarta, quinta necessità, ma normalmente le cose avvengono al contrario».
Federica vuole il francese Philippe Lucas come tecnico per tentare la riscossa da qui alle prossime Olimpiadi. Niente di male, visto tutto quanto le è riuscito in questi anni. Però il problema economico non è indifferente. E il «chi paga?» esposto da Barelli resta domanda sospesa. Oltre a problemi di forma e di potere. Il presidente, prossimo ad essere rieletto, è stato esplicito.

«L'equivoco è nato perchè Lucas dovrebbe entrare nello staff, comandare qualcuno: è un tecnico bravo, uno dei 20-30 migliori allenatori sul mercato, ma non basta questo per portarlo dentro casa per 4 anni. Normalmente prima si discute delle proprie esigenze e poi si decide». Intanto si vota e Barelli ha chiarito chi comanda. Poi vincerà anche la Pellegrini. Fuori vasca.

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