Unforgivable sinner, diceva il titolo di una canzone. E imperdonabile lo è stato, ma solo per il suo avversario, quell'Alex De Minaur che era arrivato a Milano da grande favorito. Invece Jannik Sinner è il Next Gen più forte del tennis, e lo è diventato battendo in tre set (4-2, 4-1, 4-2) uno con due anni e tante posizioni in più nella classifica mondiale. Per ora.
Jannik Sinner è il futuro del tennis e non solo italiano. Ha giocato un tennis da campione in un torneo in cui era entrato dicendo «in realtà tutti sono più favoriti di me, che sono arrivato qui da numero otto». E invece ha finito da numero uno, reggendo la pressione mediatica, gli impegni con gli sponsor, le attese del pubblico. E ha finito festeggiando con discrezione, perché è così che fanno i fenomeni che puntano in alto, molto più in alto: «Non ho parole. Ho cercato solo di colpire la palla più forte di un grande avversario. Ho fatto il mio gioco ed è riuscito. È stata una settimana incredibile».
Il predestinato dunque è già qui. E per conferma basta fargli i conti in tasca: a inizio anno contava vincite in carriera per 20 mila dollari, racimolati nei Futures in giro per il mondo. Nel 2019 invece ha fatto cassa grazie al suo talento e agli insegnamenti di coach Riccardo Piatti: a Milano è arrivato con 258 mila bigliettoni messi da parte, qui ha fatto tintinnare il salvadanaio. Se pensiamo che la sola presenza valeva 56 mila dollari, ogni vittoria 33 mila (ne ha ottenute tre), il successo finale 250 mila. Totale 405 mila. Che dite: Jannik Sinner è pronto?
Basta sentirlo parlare, in fondo. Ascoltare la maturità con la quale ha affrontato ogni argomento a cui è stato sottoposto in questi giorni, partita dopo partita. E con la quale ha festeggiato il suo primo grande successo, a 18 anni e due mesi di età, succedendo a uno come Stefanos Tsitsipas, per dire. «Come sapete sono uno che parla poco - ha detto al pubblico osannante - Volevo ringraziare l'organizzazione che mi ha dato una wild card, e senza quella non avrei potuto fare nulla. E grazie al mio team, per il lavoro che abbiamo fatto. E continueremo a farlo». Non è proprio finita qui, anzi.
Perché Sinner è un italiano con le idee chiare. Ha fatto sapere ieri che comunque non farà sicuramente la Coppa Davis, perché «mi spiace dirlo, ma abbiamo un programma da rispettare». E ha detto in settimana che punta all'esempio di Matteo Berrettini, anche se «ognuno ha un suo percorso: lui è stato straordinario quest'anno, ha meritato ampiamente di trovarsi al Masters, è una grandissima impresa. Io non posso sapere se riuscirò a fare altrettanto fra cinque anni, fra due, fra dieci. O forse mai».
Diciamolo, allora: a questo punto sarebbe strano se non ci riuscisse.
Per cui Jannik oggi potrà godersi il suo successo sbirciando l'effetto che fa un italiano tra i primi 8 del mondo (Berrettini-Djokovic è alle 15, diretta Sky). Perché un giorno, ormai non è più solo un pronostico, toccherà anche a lui.
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