C osa chiede Silvio Berlusconi al Milan di Sinisa Mihajlovic è noto da tempo. Ma per chi non avesse ancora colto il dettato stilistico del presidente milanista può valere come manifesto la dichiarazione firmata ieri sera, all'arrivo a San Siro, in compagnia di Stefano Parisi, il candidato sindaco del centro-destra (Sala si è presentato al fianco di Thohir la settimana prima). «Non chiedo al Milan solo di vincere ma di giocare anche un po' meglio» la premessa e al cronista che gli ha chiesto conto della sua insoddisfazione per la qualità del calcio fin qui esibita la risposta di Silvio Berlusconi è didascalica. Eccola: «Non capisco la domanda, io ho visto giocare il Milan di Schiaffino». Seguita da una citazione speciale per un giovane centrocampista che sta lievitando dietro le quinte di Milanello (Locatelli). Con queste premesse la partenza coraggiosa della Lazio è uno schiaffo sul viso di Mihajlovic e una conferma dell'antico vizio rossonero di sgabbiare in modo macchinoso. Così al primo angolo utile, Parolo, un castiga-Milan collaudato fin dai tempi di Parma, può certificare la distrazione di Antonelli (suo custode) e i tormenti dei rossoneri capaci però di risalire subito la corrente con la prima palla toccata da Bacca in area di rigore (grazie al numero di Luiz Adriano) trasformata in gol dopo una preoccupante astinenza (nemmeno un tiro in porta nelle ultime due trasferte di Sassuolo e Chievo). Il colombiano invece è un bomber di razza ed è un peccato mortale discuterlo oltre che non ricavare un patrimonio maggiore di punti dalle sue puntuali imprese balistiche. Il ritorno di Montolivo è la buona notizia della serata testimoniata da una migliore fattura del gioco rossonero che può contare nella prima frazione sulla traversa scheggiata da Bonaventura su punizione e sullo sgambetto da rigore di Hoedt su Honda ignorato da Tagliavento. Forse, anzi senza forse, è più evidente il fallo di Parolo su Montolivo nella ripresa (derubricato in punizione dal limite) ma questa è solo la conferma che nella stagione qualche lamento del club è più che fondato. Egualmente significativo anche il secondo palo centrato da Bonaventura nella seconda frazione (su cross di Honda tanto per cambiare) che è il sigillo alla migliore prova dei milanisti, capaci di schiacciare la Lazio nella sua metà-campo e di martellare l'area di Marchetti con una serie di azioni alla mano e il gran lavoro delle due ali, Honda e Bonaventura, tra i più produttivi nella serata. Aggressivo al punto giusto il Milan ha poi bisogno del sostegno di Balotelli (al posto di Luiz Adriano) per tentare di forzare il blocco laziale (rimasti in dieci per il doppio giallo a Lulic) che resiste dentro il fortino di Marchetti fino in fondo alla notte di San Siro mentre ai margini della panchina rossonera l'arrivo di Menez è preceduto da un battibecco con il vice di Mihajlovic, Sakic. Dall'assalto finale non si ricava granchè e ancora una volta per il Milan l'occasione di guadagnare lunghezze preziose su Inter, Fiorentina e Roma è persa per l'ennesima volta. A dimostrazione che non si tratta più di un caso ma di un limite clamoroso del gruppo. Così così il gioco, così così il risultato. Convince poco e non vince, ecco l'ultimo Milan. Mentre la Lazio di Pioli ha tirato un sospirone di sollievo, rischiando grosso ma portando a casa la pelle.
Dietro, la difesa allestita, è tutta da registrare ma almeno è una squadra capace di soffrire e di resistere in inferiorità numerica. L'unica occasione a disposizione è capitata ac Felipe Anderson su cui Donnarumma può replicare con un prodigio dei suoi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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