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Bagnaia e il "fuoco amico"

Quei piloti "satelliti" che girano attorno al "sole" Pecco

Bagnaia e il "fuoco amico"

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Bagnaia e il "fuoco amico"

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Diciamo le cose come stanno: non c'è pilota al mondo che sia davvero contento di avere un compagno di squadra forte. Perché chi guida la tua stessa moto ha le tue identiche possibilità e se ti sta davanti è stato più bravo. Alle squadre piace avere due piloti forti, perché raddoppiano le possibilità di far bene e perché una sana competitività interna spinge a migliorare le prestazioni, è successo in Yamaha con Jorge Lorenzo e Valentino Rossi, prima e dopo i suoi due anni in Ducati, scelta proprio perché la Casa giapponese non accolse la sua richiesta di essere la sola «punta», in virtù dell'averla tirata fuori dai guai e dei quattro titoli vinti in sei anni. Questa premessa per dire che oggi Francesco Bagnaia di compagni di squadra di fatto non ne ha uno, ma sette, perché la Ducati oltre al team ufficiale ne ha tre «satellite» cui fornisce moto molto simili a quella che guida lui, con cui si può vincere; lo ha ben dimostrato Enea Bastianini nella passata stagione, chiusa con quattro successi all'attivo e oggi che Enea passa più tempo dal terapista che in circuito, ci pensano Marco Bezzecchi e Juan Martin a riaffermare la competitività delle moto italiane. I due hanno vinto complessivamente cinque GP, tanti quanti se ne è aggiudicati Bagnaia da solo. Quindi il campione del mondo in carica si sta confermando al vertice della MotoGP, ma non possiamo darlo per scontato vincitore del titolo, non dopo due errori in tre gare.

Dalla nascita della MotoGP nel 2002 e prima ancora quando la classe regina era la 500, il titolo lo ha sempre vinto un pilota ufficiale. Qualche pilota «satellite» è riuscito a salire fino al posto d'onore, ma non oltre. Perché avere la Casa costruttrice alle spalle conta. Certo sono cambiate tante cose in pochissimo tempo: la Ducati da inseguitrice è diventata dominatrice, l'industria giapponese segna incredibilmente il passo e oggi ci sono piloti di squadre «satellite» in grado di lottare per la vittoria quasi ad ogni GP. Una situazione in cui Bagnaia dà l'impressione di voler ribadire con i fatti il suo status di numero uno, cosa che però in questo momento non gli riesce. Lo scorso anno reagì al momento più difficile della stagione portando a casa quattro vittorie consecutive, domenica in Giappone vedremo cosa si inventerà, se rimetterà le cose a posto.

Certo è che oggi non può dirsi il mattatore del campionato perché Martin e Bezzecchi gli sono vicini nelle prestazioni e anche in classifica. Ma soprattutto perché non ha margine, per tenerli dietro è costretto a spingere al limite. E quando si è al limite, è facile superarlo.

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