Il pugno alzato di Zhang Jindong in tribuna per la vittoria che più italiana non si può per l'Inter cinese targata Suning. Anche se la firma è tutta argentina perché in due minuti nella ripresa i nerazzurri ballano un tango irresistibile con Banega e Icardi che schianta la Lazio.
Arriva così la terza vittoria di fila, l'ultima volta che l'Inter c'era riuscita era settembre e c'era ancora De Boer, ma bisogna andare indietro di 5 anni, al maggio 2011, per vederla trionfare per cinque volte di fila al Meazza. Sotto l'albero i nerazzurri trovano tre punti pesanti per la zona Champions, in attesa di Roma e Napoli, per una notte ad appena quattro punti.
Stefano Pioli sta portando i nerazzurri ai limiti del cinismo esasperato al motto «l'importante è non prendere gol perché poi prima o poi uno lo facciamo». E l'ultima partita prima di Natale conferma quanto già visto contro Genoa e Sassuolo. Dopo un primo tempo brutto per gioco e povero di occasioni con la Lazio più volte pericolosa, due parate di Handanovic su Immobile e due murate di D'Ambrosio a Lulic e Felipe Anderson, ecco che al primo lampo della sua partita Banega scarta i "regali" biancocelesti. L'argentino recupera su Milinkovic Savic e poi scaglia una sassata col destro. L'azione da sola consiglierebbe di concedere ancora tempo all'ex Siviglia prima di un'eventuale cessione. E alla prima palla giocabile della sua serata Icardi chiude la questione per poi blindare i tre punti alla seconda occasione (in aggiunta anche una traversa nel finale). Implacabile l'argentino che non segnava da 3 gare e ora è capocannoniere con 14 gol.
Il pragmatismo di Pioli è forse il miglior combustibile per alimentare la corsa Champions. Perché l'allenatore che fa viaggiare l'Inter a una media superiore ai due punti a partita non insegue «il bel gioco, ma solo vittorie». E le ultime partite confermano che ormai ha preso in mano la squadra, ne ha una conoscenza sempre più approfondita. Sa che l'attacco può inventare da un momento all'altro qualcosa e ha capito che bisognava lavorare nell'immediato sulla difesa. Ieri ha riproposto la linea a quattro e non ha subito gol per la terza gara di fila.
La Lazio può essere l'esame di maturità superato per i nerazzurri anche se non bisogna dimenticare che la squadra di Simone Inzaghi avrebbe meritato di più nel primo tempo. I biancocelesti, rivelazione del torneo con l'Atalanta, si spengono con Felipe Anderson, irresistibile per 45', durante i quali l'Inter si limita a uno sterile possesso palla che vale solo due "telefonate" a Marchetti di Brozovic e Banega, complice anche la scarsa vena di Perisic e Candreva. Invece piacciono Kondogbia, altro indiziato alla cessione che potrebbe meritarsi un supplemento di fiducia, e Brozovic che fanno legna in mezzo al campo. Poi la scossa nell'intervallo con Pioli che probabilmente ha toccato i tasti giusti. Serviva ben altro per alimentare la corsa Champions e in venti minuti i nerazzurri l'hanno trovato. Nel finale è riapparso per altri cinque minuti (più recupero) anche Gabigol che regala "numeri".
Un suo gol sarebbe stata la crema sul panettone nerazzurro. Ma anche troppo, basta il tris argentino che esalta anche Zhang Jingong per chiudere un anno da dimenticare e sognare un 2017 di rinascita dell'Inter firmata Suning.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.