A sentire quelli del Barcellona, più delle parate di Abbiati e della gabbia di Ambrosini e Nesta a fermare Messi è stato il campo di San Siro. Così convinti i campioni del mondo da presentare una denuncia formale all’Uefa. Lo hanno fatto a fine gara chiedendo al delegato Uefa che fosse inclusa nella sua relazione. La Confederazione europea in un comunicato ha rivelato di non avere ancora ricevuto i referti ma chiederà spiegazioni al Milan che comunque non rischia nulla perché sulla praticabilità del campo decide solo l’arbitro. E il direttore delle competizioni Uefa, Giorgio Marchetti, ieri ha detto che «il Meazza era praticabile. Poi è normale che ci sia differenza tra un campo ideale e uno praticabile». Resta il fatto che a sei giorni dalla gara di ritorno l’erba della Scala del calcio fa litigare i due club.
In effetti mercoledì sera il terreno del Meazza è sembrato in condizioni peggiori del solito: tanti scivoloni dei giocatori e molte zolle sollevate. Il Barça si è sentito penalizzato. Elegante il Guardiola pensiero: «L’erba non è adatta a una partita di calcio. Inter e Milan meriterebbero un terreno di gioco migliore». Senza mezzi termini Dani Alves: «E’ un campo di patate». Nessun dubbio per Xavi: «Ci ha danneggiato moltissimo». Si è spinto oltre Piquè alludendo a uno scarso fair play dei rossoneri: «Il Milan ha usato il trucco di non bagnare il campo, perché sanno che con la palla che scivola di più, noi giochiamo meglio». Uno stratagemma già utilizzato da Mourinho contro il Barcellona l’anno scorso nell’andata dei quarti di finale.
Ma il Milan non ci sta e in un comunicato ufficiale spiega che il prato del Meazza non è stato bagnato, come prevede il regolamento, entro un’ora prima dell’inizio della gara, per «le condizioni di elevata umidità del campo stesso» e le sue condizioni generali «sono state ritenute idonee sia dagli arbitri sia dai delegati Uefa». Il club di via Turati ha anche ricordato che «il Barcellona si era regolarmente allenato la sera prima senza sollevare alcun problema».
E poi c’è un altro pensiero che filtra dalla società rossonera: se il campo era brutto lo era per entrambe le squadre.
Mal comune, mezzo gaudio dice un proverbio. Un “male” che lo scorso febbraio fece perdere la calma anche al solitamente pacato Arsene Wenger dopo il poker subito dal suo Arsenal. Al ritorno disse: «Stavolta giocheremo su un vero campo da calcio». Quello che non è San Siro dove l’erba è diventata un problema da Italia ’90 in avanti. Irrisolto nonostante le continue rizollature. Quattro in media all’anno. Durante la sosta invernale sono state addirittura posate delle zolle provenienti da Bordeaux, le stesse utilizzate per il Bernabeu e il Camp Nou (proprio dove gioca il Barça).
Ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La copertura che non fa passare la luce e l’elevata umidità sono i grandi nemici. Resta una soluzione: il campo artificiale di nuova generazione fatto di erba mista sintetica-naturale. Galliani lo vorrebbe per la prossima stagione: «Lo si può fare in due mesi. Mi batterò per averlo». Non è un caso che a Milanello c’è già da febbraio. Ci guadagnerebbe lo spettacolo ma c’è anche un vantaggio economico: un investimento da 800mila euro contro i 600mila che si spendono ogni anno in rizollature.
Ma i soldi non sono il problema come rivela Galliani: «Perché l’Inter è contraria a rifare il campo? Andate a chiederlo al loro medico».
Anche se ieri il rappresentante nerazzurro nel consorzio che gestisce l’impianto, Pierfrancesco Barletta, ha lanciato segnali di apertura: «Siamo favorevoli all’ipotesi, ma bisogna ragionare sulla tempistica». Obbligati a dividere la stessa casa i “cugini” faticano ad andare d’accordo su come gestirla. Liti condominiali da risolvere per evitare altre figuracce in Europa dove l’erba è sempre più verde.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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