Aveva in programma un addio ben differente. Ne aveva già parlato con Alberto Contador, suo uomo di fiducia, e anche con il magnate Oleg Tinkov, il patron russo della Tinkoff Saxo Bank. Ivan Basso è fatto così: non ha mai lasciato nulla al caso, ha sempre programmato la sua vita e la sua professione con rigore e precisione assoluta.
Un anno di contratto ancora nel cassetto, fino alla fine del 2016, ma il desiderio e il programma era oramai tracciato: arrivare a Parigi, per poi dare l'annuncio del suo addio alle competizioni agonistiche, per andare a ricoprire un ruolo adeguato al suo prestigio e alla sua storia di corridore all'interno della squadra.
Tutto programmato, tutto definito, anche nei dettagli. Ma la vita è così: «È come le corse, non sai mai cosa ti aspetta dietro ad una curva...», ci dice Ivan dall'aeroporto di Tolosa, dove si è recato nel primo pomeriggio di ieri per imbarcarsi: destinazione Milano.
«Ho un tumore al testicolo, lascio il Tour, devo andare a operarmi». Ivan Basso squarcia la quiete del Mercure di Pau con una dichiarazione che lascia tutti senza fiato e ci riporta alla memoria la video-conferenza che fece il 2 ottobre del 1996 Lance Armstrong.
Ivan parla con schiettezza, con un linguaggio asciutto e senza fronzoli, esattamente come lo specialista di Pau ha usato con lui. «Guardi, qui c'è poco da parlare ma bisogna agire, quanto prima».
Sono le 13.45, e Ivan ne prende atto. Chiama Micaela, la moglie, e la informa di quanto gli è stato appena comunicato. «Torno a casa, questa sera a mezzanotte sono a Malpensa. Dai un bacio ai bimbi».
Ha quattro figli Ivan (Domitilla, Santiago, Levante e Tai), ha sempre amato la famiglia numerosa, «sono una gioia immensa, sono la mia vera squadra...», dice. Ha anche due maglie rosa e due trofei «Senza fine» in bacheca, così come un terzo e un secondo al Tour de France. Ha anche alle spalle una vicenda scabrosa e dolorosa di doping, quella che lo vede legato a doppio filo con il ginecologo delle Canarie Eufamiano Fuentes, l'uomo dello scandalo doping più grande della storia: era il 2006, e Ivan Basso, grande favorito della Grande Boucle dopo il ritiro di Armastrong, deve abbandonare il Tour perché il suo nome è presente nell'elenco di questo losco manipolatore di sangue (emotrasfusione). Ivan ammette la frequentazione, ma non l'uso: ma in ogni caso prenderà due anni di squalifica. Tornerà, non prima di aver collaborato con la giustizia ed essersi messo a disposizione delle autorità sportive per combattere il doping. «Da quella vicenda, brutta e dolorosa, ne sono uscito più forte e più consapevole di quanto sia importante la famiglia e l'amicizia», dirà.
Il Tour riposa, e nel giorno deputato alle conferenze stampa, irrompe con una notizia choc poco dopo le 14. «Ce ne siamo accorti dopo la mia caduta nella quinta tappa ( Amiens, ndr ): quel giorno sono caduto e ho battuto il testicolo contro la sella, come tante altre volte.
Però ha cominciato a darmi fastidio in maniera anomala e allora stamattina ( ieri, ndr ) ne ho parlato con il responsabile sanitario del team Piet Moor, il quale si è confrontato con lo staff medico del Tour e si è deciso di andare a fare una visita specialistica qui a Pau, dove c'è un famoso urologo che è un vero luminare in materia. La tac con contrasto total body ha evidenziato la presenza di cellule tumorali nel testicolo sinistro. A questo punto devo tornare subito a casa per operarmi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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