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"Battere gli uomini una questione di testa. Il lockdown la svolta"

La nuotatrice che ha sconfitto i ragazzi nella Capri-Napoli: "Alla prima gara mi persi..."

"Battere gli uomini una questione di testa. Il lockdown la svolta"

Vivere le sfide come l'aria che si respira, immergendosi nell'acqua. Arianna Bridi un po' così si è approcciata al nuoto di fondo, iniziando da bambina come tutti dai 50/100 stile libero, ma preferendo altro. Un confronto continuo per conoscersi meglio. Sono tempi difficili e la contesa da vincere per noi tutti è per la salute. Il Covid-19 sta mettendo in discussione il bene più prezioso e la 25enne nativa di Trento è una che non molla in una storia tutta da raccontare, culminata nell'impresa di vincere la Capri-Napoli, gara nota agli appassionati delle acque libere, e di battere gli uomini con il crono di 6h04'26''7 (record assoluto).

Arianna, come è nata questa passione?

«Queste gare mi hanno dato gusto fin da subito anche perché quasi nessuno ci provava. Quindi mi sono detta di partecipare alla 4 km del Lago di Caldonazzo. Era una delle poche competizioni in Italia in cui c'era un buon premio in denaro, avevo 10-11 anni. Arrivai nelle ultime posizioni tra gli agonisti, mi persi anche, ma vinsi il premio come la più giovane ad aver finito quella gara. Quando sono entrata nella categoria ragazzi poi ho fatta la prima 10 km. Da lì è iniziato un amore».

Un amore che ha portato al risultato di cui tanti hanno parlato. Lei non si è limitata a vincere la competizione, ma anche a battere gli uomini. Un qualcosa di incredibile perché il primato del kazako Khudyakov che nuotò in 6 ore e 11 minuti è stato sbriciolato al pari del tempo limite femminile di 6 ore e 24 minuti. Come è stato possibile?

«In acqua mi ero concentrata sulla mia avversaria Ana Marcela Cunha e non mi sono preoccupata più di tanto di dove fossero i ragazzi. Poi, capire che fossero tutti dietro è stata una cosa incredibile, una soddisfazione immensa».

Una dimostrazione che non sempre la forza fisica faccia la differenza. Sa che purtroppo i problemi discriminazione di genere sono ancor ben presenti e le donne per dimostrare il loro valore devono spesso andare oltre. Kamala Harris, la prima vicepresidente di colore della storia americana, è un simbolo. Lei, quindi, ha battuto gli uomini andando oltre?

«Sono perfettamente consapevole che gli uomini siano più forti di me. Hanno fatto una scelta sbagliata e sono arrivati dietro una donna. Io sono certa che se ci riprovassimo altre 50 volte, sicuramente un riscontro del genere non riuscirei a farlo. È stata un'impresa dal punto di vista mentale. Ho avuto la capacità di rimanere calma e tranquilla, continuando a pensare alla mia gara al 100%».

Con la forza mentale lei è un riferimento per chi affronta le acque libere e non riesce a intravedere il fondo, anche perché nel suo percorso di «demoni» ne ha sconfitti tanti. Ce ne può parlare?

«A gennaio 2016 è morto mio padre. Tutti i miei dubbi mi stavano divorando e riuscire ad esternare tutte queste cose mi ha portato a essere me stessa al 100%, a sentirmi vera e la persona che sono ora».

Demoni che ora hanno le sembianze di un nemico invisibile. Ha paura del Covid-19?

«È una situazione difficile. Posso dire che quando c'è stato il lockdown in primavera mi ha insegnato moltissimo a guardarmi dentro. Ho compreso i motivi delle mie sconfitte e in fondo la mia voglia di vincere è aumentata». Una ragazza ambiziosa, dunque, con delle mete da raggiungere.

Non ci saranno le Olimpiadi di Tokyo per lei perché non ha ottenuto il pass, ma il desiderio sarà di competere in World Series, Europei, manifestazioni internazionali e imporsi lì dove gli altri dicono basta.

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