È la democrazia del calcio, bellezza. Quella per cui, a oggi, tra le otto qualificate per i Mondiali della prossima estate non ci siano soltanto le Grandi Potenze. Anzi, a ben vedere, solo il Brasile può (deve) essere considerata tale e non serve nemmeno spiegarne il motivo. Per il resto, la Russia che non ha mai particolarmente brillato nella rassegna iridata - è già certa del pass in quanto Paese organizzatore: dopo di che, hanno già potuto cominciare a informarsi sui voli aerei Iran, Corea del Sud, Giappone, Arabia Saudita, Belgio e Messico. Proprio queste ultime due sono le nazionali che posseggono il miglior pedigree in campo calcistico: i sudamericani hanno al proprio attivo quindici partecipazioni e due quarti di finale (1970 e 1986), gli europei ci sono arrivati dodici volte con la ciliegina sulla torta del 1986 quando finirono quarti. Proprio i belgi, che geograficamente giganti non sono, si portano dietro da anni l'etichetta di squadra che potrebbe finalmente spiccare il volo arrivando fino in fondo. E, del resto, con gente come Lukaku, Hazard e De Bruyne non è poi così difficile immaginarli protagonisti: avendo sott'occhio la verve e le qualità di Nainggolan, fa poi specie che il centrocampista della Roma non solo non venga ritenuto indispensabile ma sia diventato addirittura superfluo per il ct Martinez.
De gustibus, con quel che ne segue. Intanto, mentre tanti big devono ancora sudare e lottare per un posto al sole il prossimo giugno, calciatori sconosciuti alla grande platea hanno già fatto il proprio dovere. Dopo il Brasile di Neymar, per esempio, il secondo a festeggiare in ordine di tempo è stato l'Iran grazie al successo ottenuto qualche settimana fa sull'Uzbekistan a Teheran, un 2-0 che gli ha permesso di rimanere in testa al gruppo A delle qualificazioni asiatiche. E se Sardar Azmoun e Mehdi Taremi ovvero gli autori dei due gol sono nomi che non dicono nulla al mondo occidentale, magari qualcuno ricorderà che Carlos Queiroz, loro attuale ct, ha guidato più volte il Portogallo ma anche il Manchester United e il Real Madrid. Poi, dal 2011, l'esperienza in Iran e la partecipazione ai Mondiali 2014, bissata adesso con il secondo accesso di fila per la prima volta nella storia. Sempre dall'Asia arriva pure l'Arabia Saudita, seconda nel proprio girone e storicamente tra le più valide nazionali del suo continente, avendo partecipato per quattro volte alla fase finale dei Mondiali (1994, 1998, 2002 e 2006): a guidare i Falchi' in Russia non sarà però l'olandese Bert van Marwijk, salutato a qualificazione raggiunta perché rifiutatosi di risiedere in Arabia Saudita, bensì l'argentino Edgardo Bauza.
Quindi, la Corea del Sud. Che dalle sue parti è una potenza. Solo calcistica, per carità: nove partecipazioni ai Mondiali, una delle quali l'Italia se la ricorda bene visto che si tratta dell'edizione 2002, con tanto di eliminazione (tra le polemiche) da parte degli azzurri e quarto posto conclusivo. Oggi la squadra è allenata dall'ex centrocampista Shin Tae-yong, che ha recentemente preso il posto del tedesco Uli Stielike quando quest'ultimo stava faticando a raggiungere la qualificazione. Infine, Giappone e Messico: certo non due Paesi piccoli, anzi.
Con tradizione, pure: la nazionale del Sol Levante può così festeggiare la sua sesta partecipazione di fila alla fase finale, mentre la Tricolor (arrivata a quota 16) spera finalmente di riuscire ad andare oltre la barriera degli ottavi di finale su cui si è infranta nelle ultime sei edizioni. Intanto, però, sono già più avanti rispetto a squadre e mostri sacri (Messi e Ronaldo, tanto per dirne due) che ancora non hanno la certezza di imbarcarsi per la Russia.
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