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Bellutti: "Su bici e bob i miei cinque cerchi per tutte le stagioni"

È tra i pochi atleti ad aver partecipato sia alle edizioni estive che invernali: "Ma quanta paura"

Bellutti: "Su bici e bob i miei cinque cerchi per tutte le stagioni"

Ha fatto quelle calde e quelle fredde, e non solo dal punto di vista climatico, ma anche ambientale, inteso come calore partecipativo, di atleti e appassionati. Antonella Bellutti, oro nell'inseguimento ad Atlanta '96 e nella corsa a punti a Sydney 2000, è una delle poche atlete ad aver disputato sia le Olimpiadi estive che quelle invernali. Prima nel ciclismo, poi come frenatrice nel bob a due in coppia con Gerda Weissensteiner, campionessa di prima grandezza nello slittino. «Fu anche quella una bellissima esperienza, nata assolutamente per caso, come del resto gran parte della mia carriera agonistica dice oggi la 53enne bolzanina -. In principio è stata l'atletica, il mio primo amore, 100 metri ostacoli e le prove multiple. Negli ostacoli vinsi sette titoli giovanili, a distanza di anni penso che la specialità ideale per me fosse i 400 ostacoli. Il record italiano di 1346 sui 100 metri è stato battuto dopo 15 anni, quello sui 60 metri dopo 34. Poi arrivò il dolore ad una gamba, fui costretta prima a curarmi e poi a cambiare strada, e scoprii per caso il ciclismo. Dove mi sono tolta qualche soddisfazione».

Poi arriva una telefonata

«Avevo lasciato il ciclismo, per un breve periodo ero stata direttrice tecnica nazionale del settore pista, maschile e femminile. Quindi ero entrata nella Giunta Nazionale del Coni, oltre ad essere nella Commissione ministeriale per le Pari Opportunità nello Sport e in quella Antidoping. Un bel giorno mi chiama Franco Bragagna, il telecronista Rai, e mi propone di fare la frenatrice sul bob di Gerda Weissensteiner a Salt Lake City. Se ti interessa ti faccio chiamare dalla Federazione, mi dice. Mi chiamano. Loro pensavano proprio ad un equipaggio particolare, con Gerda Weissensteiner, oro nello slittino a Lillehammer, e me: lei pilota, io frenatrice, entrambe bolzanine, tre medaglie d'oro olimpiche in due. È la prima volta che il bob a due viene presentato ai Giochi, e vogliono che si parli molto di noi, anche in vista di Torino 2006. Finisco per accettare, anche perché, mi dico: quanti equipaggi vuoi che ci siano? In realtà c'è da qualificarsi disputando prove di Coppa del Mondo, e ci sono la bellezza di 48 nazioni molto più avanti e strutturate di noi. Ai Giochi vanno le prime 15 e noi ci qualifichiamo come quattordicesime. Avevamo un vecchio bob dei fratelli Huber, e un unico paio di pattini per tutte le stagioni. Ci muovevamo con un camion come quelli della frutta, caricando a mano 170 chili di bob. Non può immaginare come fossero organizzati gli altri: conquistammo comunque un più che onorevole settimo posto».

Cosa ricorda di quella esperienza?

«Il terrore. Il compito della frenatrice è quello di dare il suo contributo in partenza, con la spinta, poi sei nelle mani della guidatrice. Non è come dirlo, ogni tanto a ripensarci mi vengono ancora i brividi e mi manca il fiato. Paura vera».

Differenza tra le due rassegne olimpiche?

«Quelle estive sono più calde, in tutti i sensi: più nazioni, più atleti e molto più pubblico e partecipazione, ma è pur sempre un'olimpiade, anche quella sulla neve».

Dopo aver tentato la corsa alla presidenza Coni all'ultima elezione, cosa fa oggi Antonella Bellutti?

«Per l'ennesima volta provo a reinventarmi. Ho lasciato Andogno, una frazione di San Lorenzo Dorsino in Val d'Ambiez, provincia autonoma di Trento, per Roma. Causa Covid ho dovuto anche chiudere la mia vecchia locanda della nonna, trasformata in un rifugio (Le itinerande) e un B&B vegano.

Ora sono coinvolta in progetti dell'Erasmus e come personal trainer, sto provando a ritrovare il colpo di pedale giusto, senza paura».

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