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Berrettini, questione di "sliding doors". Ma i complimenti non possono bastare

Abbiamo il tennista del futuro, ora è in corsa per le Atp Finals I 2 set point sprecati segno che il salto di qualità manca ancora

Berrettini, questione di "sliding doors". Ma i complimenti non possono bastare

A questo punto la domanda se non sia il caso di cominciare a chiedergli qualcosa di più. Perché sarebbe troppo facile fare i complimenti a Matteo Berrettini per una sconfitta, seppur contro Nadal. Sarebbe anche ovvio, per un ragazzo italiano che ha riportato il tennis in cima al mondo con tenacia, ragione e cuore. Matteo insomma è tutto quello che abbiamo descritto nei giorni scorsi. Però.

Però quando hai due set point consecutivi contro Rafa, com'è successo nella semifinale dell'altra notte, sei davanti a un bivio che ti porta in una strada dalla quale non si torna indietro. Questione di sliding doors. Era in fondo già successo nei quarti contro Monfils, ma lì alla fine Berrettini aveva ripreso in mano la sorte dopo aver buttato via quattro volte la palla del successo. Contro Nadal però, di occasioni così, te ne puoi permettere al massimo una. E non la puoi sbagliare.

Insomma siamo qui a chiederci, Berrettini compreso, cosa sarebbe successo se avesse vinto il primo set al tie break (7-6, 6-4, 6-1 alla fine il risultato). Se lo chiede sicuramente Matteo e probabilmente anche Nadal. Perché poi, per esempio non avere neanche una palla break in tutto il match è sinonimo che manca ancora un passo per fare il definitivo gradino. A 23 anni ci può stare, ovviamente. Anche se...

Già, alla fine non ci si accontenta mai e sembra brutto. In fondo il tennis italiano ha trovato il suo uomo del futuro: numero 13 del mondo da domani e numero 9 nella «race» del 2019, il che vuol dire essere in corsa per partecipare alle Atp Finals, il vecchio Masters. La domanda è: può bastare così? La risposta è no. Sembra ingenerosa, ma è la stessa che si danno Matteo e il suo capace angolo di tecnici-consiglieri. Consoliamoci.

Lo stesso Berrettini che alla fine del match ha riconosciuto quel che ancora manca: «È un fatto certo che devo migliorare sulla risposta di rovescio. Però il servizio di Nadal è davvero un colpo sottostimato. E finché non te lo trovi di fronte in campo, non lo puoi capire». Resta che lo stesso Rafa (stasera alle 22 in finale contro Medvedev, diretta Eurosport) si è detto impressionato da quell'italiano «che si muove in maniera incredibile, nonostante la sua stazza» (e questo era un'altra mancanza, un po' di tempo fa). E resta che, guardando bene il ranking, sei dei dodici tennisti che gli stanno davanti hanno più di 30 anni. Per cui...

Insomma: siamo incontentabili? Vero, ma lo è anche Berrettini. Che la prossima volta, sicuro, non starà a guardare dopo aver sbagliato la sua occasione, com'era successo già, e in modo peggiore, con Federer a Wimbledon. È la sua forza: imparare.

Per insegnare anche a noi che, davvero, non c'è niente di male a non accontentarsi mai per diventare migliori.

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