Bianchi nuova regina della giovane Italia: Pellegrini, fatti più in là

Non più buchi nell'acqua, ma la riscossa della giovane Italia. L'Italia del nuoto ha chiuso i mondiali in vasca corta di Istanbul dimostrando che i Giochi di Londra, mugugni, polemiche e disastri, sono già passato. Qui c'è qualcosa di nuovo: facce rassicuranti, medaglie consolanti (anche se non esiste consolazione a un fallimento olimpico: serve attendere quattro anni), grinta giovane. Ilaria Bianchi, 22enne bolognese di Castel San Pietro, entra nel gotha delle nostre medaglie d'oro: prima nei 100 farfalla in 56"13, record italiano e migliore prestazione stagionale mondiale, prima donna a vincere un mondiale in vasca corta, prima donna che può dire a Federica Pellegrini: adesso fatti un po' in là. L'Italia trova una nuova regina in attesa che Fede si goda l'anno sabbatico. Stavolta ha pensato solo alle staffette, cavandone un record italiano. Ilaria non avrà il sex appeal della Pellegrini, e per ora nemmeno gli orizzonti che faceva intravedere Federica, ma il suo pedigrèe comincia a gonfiarsi. Italia più squadra e meno monotematica, ovvero: Magnini e Pellegrini, eppoi più. Qui c'è anche Greg Paltrinieri, 18enne poliziotto di Carpi, già campione d'Europa, ed ora argento mondiale nei 1500, dopo uno sfibrante ma spettacolare spalla a spalla con il danese Mads Glaesner (bronzo nei 400 sl). Si aggiungono all'oro di Fabio Scozzoli nei 100 rana e all'argento della staffetta 4x100 sl. In totale il conto porta due ori e due argenti, quattro record italiani e 20 primati personali migliorati.
Ilaria Bianchi chiude una stagione esaltante: argento nella staffetta mista agli europei di Debrecen, 5° posto olimpico a Londra con record italiano, oro europeo indoor a Chartres con ritocco del limite italiano. Famelica cacciatrice di record nostri, ai Giochi di Pechino si era giocata la semifinale dei 100 farfalla, squalificata per nuotata irregolare nel tentativo di aggiustarsi gli occhialini persi durante la vasca di ritorno. Casi del destino. Serviva attendere ancora un po'.
L'atleta di Fiamme Azzurre e Azzurra 91, che si allena a Bologna, ed aveva la mamma al seguito, qui aveva confessato di avere svoltato. «Mi sento sicura, mi viene tutto più facile». Aveva già nuotato la migliore frazione lanciata delle staffette mista e ottenuto il miglior tempo delle semifinali. Puntava a vincere ed è stata di parola: una seconda virata un po' lunga compensata da ottime subacquee, una nuotata fluida, la migliore chiusura di tutte e 45 centesimi di vantaggio sulla cinese Liu Zige, campionessa olimpica dei 200 farfalla a Pechino, seconda in 56"58. Terza la britannica Jemma Lowe. Settima Silvia Di Pietro, l'altra azzurra a caccia di gloria.
E ieri l'Italia della riscossa poteva osare anche di più, se l'influenza non avesse bloccato Scozzoli impedendogli di inseguire il podio dei 50 rana e partecipare alla 4x100 mista che in mattinata aveva toccato il nuovo record italiano. Eppoi che dire dei 4 centesimi che hanno diviso Luca Dotto dall'argento dei 100 stile libero, 3 centesimi dal bronzo.
Allo sprinter, reduce da una stagione tormentata dal mal di schiena, sono mancati gli ultimi metri: successo al favorito, il russo Vladimir Morozov (45“65) davanti all'australiano di origini italiane Tommaso D'Orsogna e all'altro russo Lagunov.
Delusa la staffetta mista maschile (Di Tora, Pesce, Rivolta, Orsi) squalificata nell'ultimo cambio fra il delfinista Rivolta e Orsi, lanciato nello stile libero.

L'Italia comunque ultima nella gara conclusa dalle bracciate di Ryan Lochte, ancora una volta uomo dalle mille risorse, superman sexy e infaticabile, che ha portato l'ultimo oro agli Usa, il quinto personale dopo aver vinto i 100 misti e perduto dal polacco Kawecki i 200 dorso, la gara dove si sente a casa sua. Ma ogni tanto nello sport capita di essere scacciati da casa propria. Vale sempre la legge del più forte.

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