Le big ci provano ma è difficile scalzare l'Uefa e la Fifa

Le big ci provano  ma è difficile scalzare l'Uefa e la Fifa

Non è soltanto una questione di denari. Anche il football pensa a un campionato europeo di élite, la Champions league si trasformerà nel triennio 2018-21 ma non basta. Tra un anno ci sarà un ulteriore momento per decidere l'eventuale modifica di direzione per il triennio successivo al 21. L'Uefa ha accettato il cambiamento del format, cedendo alla pressione dei grandi club, seguendo un ranking che premia non soltanto la contemporaneità ma il censo storico delle squadre e delle rispettive federazioni. L'esempio dell'Eurolega della pallacanestro affascina ma la figura del commissioner, per ora, è difficile da individuare, anche se Karl Heinz Rummenigge e Andrea Agnelli, capi dell'Eca, l'organismo che rappresenta le maggiori società calcistiche europee, hanno idee chiarissime sul progetto.

Ma il copia e incolla nel calcio continentale è impossibile. Perché non può essere soltanto il fatturato a formare il gruppo dei grandi, 16 o 24 squadre, ma intervengono altri fattori, la qualità delle strutture, gli stadi dunque (qui l'Italia è al medioevo), la capacità di accoglienza, la storia sportiva dei club, i risultati internazionali e, ovviamente, la solidità finanziaria. In questo senso la lista cambia gli iscritti rispetto all'attuale stato dell'essere, il nostro circolo si fermerebbe alle due milanesi, Inter e Milan, quindi alla Juventus, resterebbero fuori la Roma e il Napoli.

Il progetto non può entrare in conflitto con Uefa e Fifa, soprattutto la prima. Ceferin, nuovo presidente dell'unione calcistica europea, ha già ricevuto numerosi avvertimenti e proteste dalle federazioni penalizzate dal format futuro della Champions league.

Delle due l'una: o si crea un torneo parallelo, la famosa superleague (con quali arbitri? quali regolamenti? quali calendari?) che bypassi l'Uefa e, dunque, entri in conflitto con la Fifa, la quale Fifa progetta un mondiale a 48 nazioni, dunque in contrasto con questa visione imprenditoriale, o si procede con prudenza e diplomazia verso una formula che garantisca maggiori introiti, rispetto alle attuali modeste cifre, soprattutto dai diritti televisivi, con una qualità del prodotto superiore, offrendo al pubblico, come appunto nella nuova competizione europea di pallacanestro, soltanto sfide di alto livello. Il resto è romanticismo, dal quale, tuttavia, il calcio non riesce a staccarsi.

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