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Buffon e Icardi giustizieri dei vizietti della Signora

I bianconeri chiudono meglio del 2012 il girone d'andata. Perdono in 11 contro 10, sbagliano molto e anche l'arbitro...

Buffon e Icardi giustizieri dei vizietti della Signora

Un bomber che si sveglia, un portiere che si ritrova con i piedi nell'argilla e le mani bucate, un enfant du pays che si sfascia, una Signora che si addormenta e ripesca antichi vizietti, un arbitro che torna protagonista al negativo. Sintesi di un pomeriggio al quale il campionato dovrebbe dire grazie (no, agli arbitri che sbagliano, talvolta con volgare incapacità, non si può dirlo), se non fosse che le avversarie della Juve riescono a lasciarle dormire sonnellini tranquilli. Quasi tranquilli, ascoltando il Conte del dopo partita preoccupato da errori, dai troppi contropiedi subiti giocando 11 contro 10 e dai gol mangiati da Vucinic decisivi quanto la vena da goleador di Mauro Icardi, nome italiano, passaporto argentino che sta sulla sponda geneovese.

Ma per Conte c'è il tanto per martellare i suoi da qui all'eternità perché ora, dice lui, cominciamo i tempi difficili. La Juve ha l'obbligo di non perdere colpi in Champions e di non lasciar nell'angolo la sua oggettiva superiorità quando gioca in campionato. Non è la Juve dell'anno passato e lo testimoniano le tre sconfitte fin qui rimediate. Iniziare così il 2013 non è il modo migliore per dirsi buon anno. Ma la squadra ha chiuso meglio dell'anno passato il girone d'andata. Parlano le cifre nel nome del tre che, di solito, è numero perfetto: tre punti in più, 3 partite vinte in più e sei (multiplo di tre) pareggiate in meno ma anche tre sconfitte in più (l'anno scorso erano a quota zero). Sono di più i gol segnati(40 contro 31) c'è un «più uno» in quelli subiti: 13 a 12. Dice «+27» (altro multiplo di tre) la differenza reti (l'anno scorso era +19). Tutto sommato una Juve migliore, anche se ieri, come contro l'Inter, si sono intravisti sbuffi e incrinature.

Juve che può stravincere nel primo tempo e si fa infilare nella ripresa dalla gagliarda voglia di non crollare proposta dalla Samp, pur in undici contro dieci dopo mezzora del primo tempo. La infila un prediletto di Lionel Messi, che è già un bel biglietto da visita. Mauro Icardi è nato in una squadra di quartiere della zona nord di Rosario prima di approdare al Barcellona dei giovani: a febbraio compirà 20 anni e ogni tanto segna reti con l'impronta del campione sfacciato. Delio Rossi si è opposto al mandarlo in Argentina per giocare un torneo giovanile con la sua nazionale. «Trovavo sciocco che andasse a un torneo giovanile. Lo faccio giocare titolare in Serie A contro Juve, Lazio e Milan. Penso sia una vetrina migliore», ha raccontato ieri, dopo essersela giocata come un pokerista con poche chances fra le mani. E quindi avendo azzeccato tutto.

Invece la Juve ha sbagliato tutto. Strapotente e strafottente nel primo tempo: in vantaggio per un rigore segnato da Giovinco dopo un'entrata fessa di Berardi su Marchisio che, a quel punto, ha cominciato a soffrire pene alla sua gamba destra. Alla fine sarà solo una forte contusione al ginocchio che lo fa uscire in barella ma l'enfant du pays se ne starà in poltrona nella sfida di mercoledì in coppa Italia con il Milan. Che poi la Juve si lamenti per un paio di rigori non concessi (certamente un fallo di Palombo su Matri lo valeva) fa parte dei trabocchetti di una partita spesso toccati ad altri. Juve un po' molle, fisicamente annaspante nella ripresa, difesa svagata, Peluso un po' troppo morbido, senza Vidal e Chiellini manca un po' di energia fisica e di combattività.
Poi Icardi ci ha messo le sue due bordate, Buffon posizionamento di mani e di piedi imperfetto. In altri momenti non sarebbe bastato per affondare la Juve. Stavolta sì. Solo un avvertimento.

Forse basterà.

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