
La questione ct della Nazionale ha aperto una ferita che la rinuncia di Claudio Ranieri non ha ancora santo. Ne è parziale dimostrazione il commento di Giovanni Malagò, presidente del Coni giunto al congedo del suo doppio mandato, il quale ricorda in una nota che il dirigente giallorosso «è una persona molto seria, la cosa più apprezzo di lui è che quando dà la parola, qualunque cosa succeda, la rispetta». Ogni riferimento all'impegno preso con la Roma e i suoi azionisti è evidente anche se stride con il fatto, non trascurabile, del primo sì a guidare il club Italia offerto a Gabriele Gravina subito dopo il tracollo azzurro di Oslo. Più articolato è invece l'intervento del ministro Abodi che sembra puntare più in alto rispetto al dibattito sul nuovo ct spiegando che «sarebbe un errore pensare che debba pagare solo l'allenatore», come a ripetere e a rilanciare lo stesso tema affrontato da Claudio Lotito che ha un vecchio conto da regolare con Gravina, specie dopo che in Lega serie A è stata rovesciata la vecchia maggioranza e ricomposta una nuova che ha prodotto l'elezione di Ezio Simonelli.
Nella ricerca del post Spalletti, ieri c'è stata nella prima parte della giornata una piccola sosta operativa che può voler dire tutto e niente. «Non ci sono novità sul nuovo Ct, l'unica novità è che stiamo lavorando, stiamo studiando. Abbiamo qualche giorno a disposizione e vogliamo usarli tutti. Al di là dei nomi vogliamo capire se c'è un progetto nuovo», ha detto in serata Gabriele Gravina. È come se il presidente e i suoi collaboratori fossero alle prese con la preparazione di un nuovo più complessivo progetto tecnico che deve portare il club Italia alla scadenza del prossimo mondiale. Di qui le riflessioni riferite non solo alla durata del contratto del ct successore di Spalletti (un anno e mezzo in pratica; ndr) ma estese anche alla composizione dello staff chiamato a lavorare al fianco del nuovo ct. A tal proposito non va dimenticato che ci fu un tempo in cui anche con Roberto Mancini ct (per rilanciare la candidatura del quale sono arrivate molte segnalazioni in federazione) avvenne un rimpasto del suo staff storico con cambio di ruoli dei collaboratori.
E in questo senso anche Gigi Buffon, che nel ruolo di capo delegazione di recente ha espresso una apprezzabile auto-critica («anche io devo migliorare»), è al lavoro in prima persona. Lui conosce benissimo, avendo lavorato con tutti e tre, i potenziali candidati alla panchina azzurra Rino Gattuso (la prima scelta con contatti continui e serrati), Fabio Cannavaro e Daniele De Rossi e ha con ciascuno di loro rapporti consolidati dalla comune appartenenza alla Nazionale. Proprio su questo punto, che potrebbe sembrare secondario, si sta concentrando l'attenzione della Figc per rispondere alla crisi, per così dire, di vocazione azzurra che sembra derivare da qualche comportamento (eloquente l'ultimo episodio Acerbi; ndr) e dalla famosa frase finale di Spalletti («è mai possibile che su 25 giocatori ce ne siamo 8 mezzi e mezzi, con dolorini...»).
Di conseguenza si può anche pensare che questa diventi l'occasione per un rimpasto degli staff tecnici delle nazionali giovanili. Gattuso fino a ieri ha fatto perdere le sue tracce. Ed è rimasto il più a lungo possibile nella sua residenza estiva di Marbella.