C'è vita alla Juve stranita da Trump. Ma servono 3 colpi

Tudor si "merita" i rinforzi. Weah sulla visita alla Casa Bianca: "Non avevo scelta"

C'è vita alla Juve stranita da Trump. Ma servono 3 colpi
00:00 00:00

Se il 5-0 ottenuto all'esordio del Mondiale per club contro il non irresistibile Al Ain sia stata vera gloria oppure no, lo scopriremo strada facendo. Ma, anche in caso di risposta parzialmente negativa, la Juventus potrà archiviare la sua prima volta con il sorriso e la consapevolezza che in vista dell'anno prossimo non dovrà ripartire da zero. Del resto era questo il punto di vista espresso a fine campionato da Tudor, confermato poi anche a Comolli: "Tre innesti mirati e di qualità, più il recupero di Bremer, e la squadra sarà competitiva per vincere". Quella sarà insomma la strada, con un allenatore in sintonia con l'intero ambiente e che proprio per questo non dovrà farsi prima conoscere e poi (eventualmente) apprezzare: la base c'è, il rapporto di fiducia anche e allora non resterà che aumentare il livello tecnico del gruppo azzeccando gli acquisti giusti e recuperando al top quei giocatori che nello scorso campionato sono stati più spesso in infermeria che in campo.

Cominciato il torneo con il piede giusto, i bianconeri cercheranno di replicare domenica (ore 18) contro il Wydad, formazione 22 volte campione del Marocco che ha mostrato buone cose nella sfida inaugurale persa 0-2 contro il Manchester City di Guardiola: vincere equivarrebbe a staccare il biglietto per gli ottavi di finale, traguardo minimo che la società si era posta e che non rappresenterebbe comunque per forza di cose un punto di arrivo.

Se le cose hanno funzionato bene in campo, ha fatto discutere anche a livello internazionale la visita alla Casa Bianca dal presidente Trump, non solo perché quest'ultimo era totalmente disinformato su cosa fossero la Juventus e il Mondiale per club, ma soprattutto per l'atmosfera surreale in cui si è svolto l'incontro. A un certo punto Trump ha anche chiesto ai giocatori se volessero giocare con le donne, ricevendo in cambio sguardi a dir poco imbarazzati fino a quando Comolli ha sospirato che "abbiamo anche una squadra femminile molto forte". Della delegazione bianconera facevano peraltro parte gli statunitensi Weah e McKennie: il primo ha poi spiegato a The Athletic che "è stato tutto una sorpresa per me, onestamente.

Ci hanno detto che dovevamo andare e non avevo scelta. Quando ha iniziato a parlare di politica, dell'Iran e tutto il resto, il mio pensiero è stato tipo io voglio solo giocare a calcio, amico. Mi ha colto di sorpresa, davvero".

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica