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"Il calcio impari dalla storia per salvarsi e aiutare l'Italia"

L'ad del Monza: "Nel 2003 uscimmo dalla crisi senza litigi, collaborando col governo Berlusconi e il Coni"

"Il calcio impari dalla storia per salvarsi e aiutare l'Italia"

Un paio di buonissime idee e un consiglio pratico utile per aggirare l'ostacolo del 30 giugno: basta parlare con Adriano Galliani, una vita spesa nel calcio con viaggio di andata e ritorno nel Monza passando attraverso la cavalcata inimitabile del Milan berlusconiano, per ricavare il frutto di una grande esperienza. Eccola, dedicata ai piani e anche alle liti che si consumano sotto il cielo di questo drammatico 2020.

Allora Adriano Galliani, il calcio ha voglia di ricominciare...

«Piano, non è ancora sicuro: ci sarà bisogno del parere della comunità scientifica e dell'ok del Governo e comunque stiamo parlando di riprendere gli allenamenti, a porte chiuse, il 4 maggio. Sono d'accordo sulla scelta di riprendere il calcio in modalità scaglionata. Mi sono letto e studiato il protocollo varato dalla commissione medico-scientifica della federcalcio: è molto costoso, inaccessibile per i club di serie B e Lega pro. È giusto quindi che parta per prima la serie A».

Nel frattempo si continua a litigare: Malagò contro Gravina, Dal Pino contro Malagò. Non è uno spettacolo incoraggiante...

«Sul punto, che mi sta a cuore, vorrei citare un precedente virtuoso che dovrebbe fare da insegnamento per questa gravissima emergenza. Nell'estate del 2003 il calcio italiano ha vissuto un periodo molto complicato, non paragonabile certo alle dimensioni del coronavirus, rappresentato dai ricorsi al Tar del Catania di Gaucci. Bene: in quella circostanza ci fu una collaborazione stretta tra il Governo rappresentato da Silvio Berlusconi e Gianni Letta, il presidente del Coni Gianni Petrucci, il presidente della federcalcio Franco Carraro e il sottoscritto, presidente di Lega. Insieme gestimmo il caso e adottammo un provvedimento salva-calcio. Questa dev'essere la filiera decisionale, all'interno della quale si può anche discutere, ma non attraverso i giornali. Perciò oggi come ieri auspico che alla fine di questo tormentato periodo ci sia una condivisione totale delle scelte finali».

Circola anche l'idea di concentrare le partite nelle regioni del centro-sud a minor tasso di contagio: quando sarà possibile riprendere col calcio giocato?

«La prima data utile sembrerebbe quella del mese di giugno, a porte chiuse, naturalmente, poiché molti esperti pronosticano in quelle settimane il periodo nel quale il virus sarà meno aggressivo. Se così non fosse, dovremo spostare le lancette degli orologi più in là perché giocare e concludere i campionati è infinitamente meglio che non giocare più. Questo è il mio mantra».

Alcuni operatori turistici fanno un tifo disperato perché ciò accada nei mesi estivi...

«E hanno più di una ragione dalla loro. Ogni vittoria sportiva comporta un grande entusiasmo presso le comunità, basti pensare ai precedenti dei successi nei mondiali di calcio che hanno determinato un beneficio nei consumi. Il turismo sarà il settore maggiormente colpito dalla crisi ed è il meno aiutato pur costituendo il 13% del pil nazionale. Se saltasse il turismo, sarebbe un colpo mortale per l'economia del Paese. I conti del turismo, intesi come ristoranti, alberghi, stabilimenti balneari, nelle stagioni tipo, sono garantiti per il 50% e più dall'arrivo di stranieri che diventeranno pari a zero per effetto della paura a viaggiare. Persino gli italiani, d'altro canto, saranno in numero minore rispetto alle previsioni poiché non godranno del tradizionale pacchetto di ferie a disposizione: in moltissimi casi sono state esaurite durante la quarantena».

Altra caratteristica di questi tempi durissimi: i lamenti di atleti degli altri sport per le attenzioni esclusive nei confronti del calcio. Cosa ne pensa?

«Condivido il lamento di Federica Pellegrini. Se riprendono gli allenamenti dei calciatori, non capisco perché non possano riprendere quelli di chi come la Pellegrini, da sola, va in piscina a nuotare, o di chi si allena su una pista d'atletica. Io sono uomo di calcio ma sto dalla parte dello sport, in questo caso».

Il nodo delle innumerevoli discussioni riferite al prossimo calendario riveduto e corretto del calcio italiano ed europeo è uno solo: come si supera il muro del 30 giugno scritto a chiare lettere nei contratti?

«Questa è la chiave di tutta la questione. Al di là del possibile indirizzo dettato dalla Fifa, nessuno può imporre alle parti che hanno sottoscritto liberamente un contratto, un prolungamento della scadenza. Da quello che ho ricostruito in questi giorni - di solito monitoro i primi 5 tornei europei - i campionati europei finiranno in periodi completamente diversi uno dall'altro. Di recente ho chiacchierato al telefono con Carlo Ancelotti e mi ha riferito che la Premier league ripartirà molto dopo rispetto all'Italia perché il picco del contagio in Inghilterra non è ancora stato raggiunto. Bisognerà perciò applicare una postilla che trasformi la data del 30 giugno nella frase fino al termine dei campionati. E per rendere più facile l'accordo tra le parti, bisognerà contestualmente prevedere il calcio-mercato chiuso fino alla conclusione di tutti i tornei. Il motivo è semplicissimo: chi non volesse accettare la nuova scadenza, mi riferisco in particolare ai calciatori che si trovano in prestito presso altre società, non potrà essere trasferito e dovrà perciò starsene fermo, non pagato, e senza attività».

A questo punto diventerà quasi inevitabile allineare la stagione del 2021 sull'anno solare...

«Lungi da me la voglia di innamorarmi della mia idea ma se, tra campionati e coppe si dovesse giungere in autunno inoltrato, la conseguenza sarebbe inevitabile. E poi ditemi: non sarà meglio assistere a partite in notturna durante i mesi di giugno e luglio che non nel freddo e gelo del mese di gennaio? Prendiamo adesso le date del mondiale del Qatar 2022: si svolgerà dal 18 novembre al 18 dicembre e consideriamo inoltre il periodo da dedicare alla preparazione del torneo. La soluzione dei campionati su anno solare è l'unica in grado di contemperare le diverse esigenze».

Poi come sarà possibile tornare alla cadenza classica del 30 giugno?

«Non voglio passare per Guglielmo Marconi, ma si può. Come? La prima idea che mi viene è questa: dividere la serie A in due gironi da 10 squadre, le prime 8 o le prime 4 classificate si giocano quarti, semifinali e finali per aggiudicarsi lo scudetto e così in 5 mesi si conclude la stagione. Faccio anche quest'ultima considerazione: completato in autunno inoltrato 2020 il campionato più le coppe, non è pensabile di ricominciare il giorno dopo il torneo successivo, senza un periodo ridotto di vacanze e di nuova preparazione. Anticipo già l'obiezione: ma come devono fare altre ferie dopo la sosta di due mesi? È vero che i calciatori sono stati fermi due mesi ma sono rimasti reclusi in casa».

Anche in questo caso ci sarà bisogno di maggiore coesione tra le diverse componenti del calcio...

«Certamente. Non me ne vogliano gli amici della Lega di serie A, ma al posto di Dal Pino, io non avrei mai scritto quella lettera, con quel tono, al presidente del Coni. Si può anche litigare in privato, ma non in pubblico».

La Lega pro nel frattempo vuole chiudere in anticipo...

«Quello di C è un campionato senza risorse che vive grazie al mecenatismo di 60 eroi che investono nel settore 120 milioni all'anno. Chissà quanti resisteranno alla tempesta economica prodotta dal virus! Il consiglio direttivo ha fatto una proposta che deve passare dall'assemblea delle società e poi dal consiglio federale, unico attore deputato a decidere».

Dica la verità Galliani: è sempre convinto che finire i campionati sia comunque l'unica soluzione possibile?

«Assolutamente sì perché nello sport si vince sul campo e non a tavolino».

E con gli stipendi come si comporterà?

«Per il mese di marzo abbiamo raggiunto l'accordo di tagliare il 50% alla rosa e al tecnico di prima squadra. A tutti gli altri dipendenti abbiamo riconosciuto il 100%. Per il mese di aprile, maggio e giugno proporrò lo stesso taglio a meno che si torni ad allenarsi.

Spero che accettino».

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