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Il calcio sempre più diviso e con il nodo stipendi chiede "aiuto" al governo

Cassa integrazione per le serie minori e via agli sponsor di scommesse. Lazio contro Juve e Inter

Il calcio sempre più diviso e con il nodo stipendi chiede "aiuto" al governo

In un calcio italiano sempre più dilaniato dalle divisioni interne la palla passa ora al Governo. Il presidente della Figc Gravina si confronterà oggi con il Ministro dello Sport Spadafora: sul tavolo le proposte che, senza chiedere contributi diretti, agevolino provvedimenti legislativi per lo sviluppo del settore produttivo calcistico. Tradotto: estensione della cassa integrazione anche a lavoratori sportivi di B e C con uno stipendio massimo di 50mila euro annui; cancellazione per dodici mesi del divieto di pubblicità e sponsorizzazioni delle aziende che operano nelle scommesse (soluzione appoggiata dal presidente del Coni Malagò); scontare alle società i contributi Irpef sugli stipendi dei giocatori. Su quest'ultimo aspetto sono compatti e in prima linea, naturalmente, i club di A.

Una delle proposte più innovative di cui si è discusso nella Conference Call con le Leghe (A, B, Lega Pro, LND) e associazioni calcistiche (AIC, AIA e AIAC), ma che rientrerà nella seconda tranche da presentare entro aprile, riguarda la creazione di un Fondo Salva Calcio, per il quale la Figc destinerà risorse ad hoc con il coinvolgimento dei protagonisti del calcio.

Tutto ciò dovrebbe fungere da sostentamento concreto per finanziare la tenuta in sicurezza e la ripartenza delle società in crisi di liquidità. Durante la riunione, il presidente Gravina ha ribadito il prolungamento della fine di questa stagione oltre il 30 giugno: «Sono molto preoccupato per il nostro calcio: il mondo dilettantistico rischia di perdere oltre 3mila società. Giocheremo a luglio e lo Scudetto verrà assegnato anche se non si finirà la stagione, mentre i Playoff restano un'idea valida per il futuro».

Insomma, dal numero uno della FIGC una sponda per il fronte dei club di A che vogliono giocare a tutti i costi (Lazio, Napoli, Roma, Verona, Cagliari), mentre resta compatto il gruppo delle piccole (Brescia, Samp, Genoa, Udinese, Lecce, Spal) che caldeggiano la cristallizzazione dei tornei con blocco delle retrocessioni. Al loro fianco Inter e Juve. Un appoggio che ha provocato lo sfogo di Arturo Diaconale, responsabile comunicazione della Lazio: «È bizzarro che Lotito, De Laurentiis e altri presidenti, che chiedono la ripartenza per concludere regolarmente il campionato ed evitare pesanti conseguenze economiche sulle società e sull'intero settore, vengano accusati di egoismo, mentre Inter e Juve sono allineate all'annullamento del campionato solo per i loro interessi». Sulla ripresa Alex Del Piero è cauto: «Da valutare il ritorno in campo a porte chiuse anche se sarebbe un passatempo per i tifosi a casa». Intanto può infiammarsi il braccio di ferro sugli stipendi a detta del legale del Napoli Grassani: «I club possono chiedere il taglio degli ingaggi già da ora. Devono negoziare coi giocatori, oppure attendere la fine dell'emergenza e poi mediare sulle perdite».

Le società puntano a ridurre il 30% dei compensi, ma i calciatori non ci stanno. Chi la spunterà?

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