Il caos societario non paga Milan distratto e senza idee

Squadra spenta e troppo molle dopo gli strappi tra dirigenti. Ibra non basta, a San Siro fa festa il Genoa

Il caos societario non paga Milan distratto e senza idee

La perfetta didascalia di Milan-Genoa, finita col clamoroso successo del Grifone, è arrivata - via Dazn - dall'inquadratura della tribuna di San Siro: qui è apparso, a metà ripresa, il volto preoccupato di Ivan Gazidis rimasto solo, unico uomo al comando del club per effetto del terremoto provocato dopo il dissidio e il licenziamento di Boban. Maldini e Massara sono rimasti a casa, come avvenuto negli ultimi tre giorni. La spiegazione ufficiale è la seguente: una leggera indisposizione. Nel deserto dello stadio, tutto il Milan che nel 2020 ha perso solo il derby, è apparso con la testa tra le nuvole e alcuni esponenti con le gomme sgonfie. L'unico sempre sul pezzo, secondo pronostico, è stato Zlatan Ibrahimovic. Ha firmato il suo quarto sigillo stagionale, ha suggerito un assist sprecato da Calha, lui stesso di testa ha sfiorato nel primo tempo (su cross del sodale turco) la possibilità di rimediare in fretta al gol subito da Pandev.

Molti gli errori, troppi e lo scadimento di forma probabilmente determinato anche dalle due settimane di sosta forzata: Theo Hernandez è il primo della lista, il francese è come se avesse consumato tutta la benzina, incapace di partire nelle sue accelerazioni sul binario e poi distratto in fase difensiva così da spianare la strada al Genoa sul primo gol. Anche Calhanoglu è stato al di sotto, al pari dei nuovi arrivati nella ripresa, cioè Bonaventura e Leao, incapaci di cambiare l'inerzia della sfida. Un dato su tutti può spiegare tanto: dei 22 tiri indirizzati verso la porta di Perin, solo 3 sono finiti nello specchio. Su due il portiere genoano ha respinto senza fatica, sul terzo si è arreso alla rasoiata di Ibra. Onesto fino in fondo, Stefano Pioli non si è nascosto dietro il caos accaduto in settimana. «Non dobbiamo cercare alibi nelle porte chiuse o nelle difficoltà societarie. Non penso a Rangnick» la sua dichiarazione principale. Chapeau! Con il tedesco che in serata smentisce Boban: «Non è vero che ho firmato a dicembre».

Il Genoa ha realizzato un piccolo capolavoro. Merito, anche in questo caso, di Nicola, il tecnico dal suo arrivo in grado di ottenere una striscia esaltante di risultati: 14 punti distribuiti in 9 partite. Così è riuscito a risanare un gruppo morto nella testa più che nelle gambe. E il Genoa ieri ha mostrato anche maturità tattica e corsa sciolta. Così ha sorpreso, al primo sfondone difensivo, il Milan guadagnando palla con Sanabria che ha servito comodamente lo smarcato Pandev. Prima dell'intervallo, il raddoppio di Cassata è maturato con identiche modalità: l'attacco genoano ha sfondato dalla parte destra e qui grazie al tacco di Sanabria, Cassata ha potuto firmare il 2 a 0. Dinanzi alla brutta piega, in altre precedenti occasioni, il Milan più recente ha saputo riprendere il filo del gioco e sottoporre i rivali a un assedio efficace. Ieri invece si è presentato con idee poco chiare.

Ai remi hanno lavorato Bennacer, Castillejo e pochi altri. Ibra ha riaperto i conti chiudendo col suo mancino una palla vagante in seguito a calcio d'angolo: è stata l'unica emozione della ripresa. Troppo poco per sperare di recuperare l'intero svantaggio.

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