nostro inviato a Mosca
Il Mondiale inizia con il botto. La Spagna cambia il ct a due giorni dall'esordio contro il Portogallo. Via Julen Lopetegui, reo di aver firmato un triennale con il Real Madrid all'insaputa della Federcalcio spagnola, avvisata martedì solo cinque minuti prima dell'annuncio ufficiale. Il presidente Luis Rubiales ha deciso per l'intransigenza nonostante almeno parte dello spogliatoio con Sergio Ramos in testa avesse chiesto di continuare con Lopetegui. Niente da fare, domani in panchina proprio contro CR7, la grande stella dei bianchi capaci di vincere 4 delle ultime 5 Champions (tre di fila), ci sarà Fernando Hierro. Un ex merengues, se non altro.
Così sulle Furie Rosse si consuma una guerra di potere senza precedenti per una coppa del mondo. Rubiales non ha esitato a puntare il dito: «La colpa non è di Lopetegui, ma i modi sono importanti. Non possiamo ignorare quelli che hanno lavorato alle spalle della Spagna, senza informarci. Non potevamo fare altrimenti, è una scelta obbligata. Consapevoli che condizionerà». Il Real Madrid dall'alto della sua potenza non ha esitato a contattare il selezionatore della Nazionale per sostituire Zinedine Zidane; dall'altra parte la Federcalcio spagnola ha avuto il coraggio di cacciare il suo selezionatore al quale aveva appena rinnovato il contratto fino al duemilaventi. Quella forza che ad esempio non ha avuto Tavecchio con Ventura quando dopo la sfida con la Macedonia a Torino si era capito che il ct azzurro non aveva più la situazione in mano.
In Spagna si volta pagina senza problemi. Al massimo ora ci si chiede se Florentino Perez dovrà pagare la clausola rescissoria da due milioni che serviva per liberare l'ex commissario tecnico spagnolo, andato via precipitosamente e quasi di nascosto. A memoria d'uomo è una cosa mai vista alla vigilia della coppa del mondo. Può essere lo choc che provoca il clamoroso fallimento di una delle grandi favorite di Russia 18; oppure può essere la scintilla che compatta la squadra e la spinge alla grande impresa. Se dovesse succedere, i precedenti si sprecherebbero. Noi italiani ne sappiamo qualcosa: dalle critiche di Spagna 82 alla polveriera di Calciopoli pre 2006. Sergio Ramos, il capitano, ha provato a mandare il messaggio: «Ieri, oggi e domani: sempre uniti». Non c'è niente di meglio del Portogallo campione d'Europa per capire se il patto delle Furie Rosse può reggere allo choc.
Hierro ha provato subito a prendere in mano la situazione, ma resta il fatto che andrà in panchina con un allenamento e una rifinitura da allenatore. Il nuovo ct prova a reggere l'urto di trovarsi catapultato sulla ribalta mondiale con alle spalle solo l'esperienza con l'Oviedo da primo allenatore, un anno nella Serie B spagnola senza infamia ne lode. Il maresciallo compatta l'ambiente: «Guardiamo avanti, che ci attende una grande sfida. È inutile pensare a ciò che è successo in queste ore. Non serve a nulla. Siamo venuti per fare un grande Mondiale e l'obiettivo non cambia». E prova a ostentare sicurezza: «Si tratta di un'opportunità unica. Non c'è tempo per cambiare, ma soprattutto non lo faccio perché si è lavorato bene in questi due anni. Non c'è nulla da ritoccare». Per un mese il futuro può aspettare: «Non è il momento di pensare ad altro, a cosa farò dopo il Mondiale, se continuerò qui o meno. Al centro di tutto però c'è sempre il pallone».
L'unico cambio è nello staff: due persone sono uscite in macchina dal ritiro della Spagna con Lopetegui, al suo posto Hierro ha chiamato due uomini di fiducia che l'avevano già seguito nell'esperienza con l'Oviedo. La Spagna sotto choc come quei tifosi incrociati per le vie di Mosca, che increduli chiedevano conferme, prova a buttarsi nel mondiale. Baratro o paradiso, non ci sono alternative.
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