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Capitan Biglia e il sogno rossonero finito in beffa

Si dice che la vendetta sia un piatto da servire freddo e sette anni possono essere più che sufficienti per stemperare impulsi volitivi generati dal rancore. Lo sa bene Lucas Biglia, 25 anni, capitano dell'Anderlecht che a San Siro affronterà il Milan. L'argentino è il leader dei biancomalva allenati da Van den Brom, un playmaker che all'occorrenza sa anche utilizzare le maniere forti. Qualità che nel 2005 avevano stregato, almeno in apparenza, proprio i rossoneri. All'epoca Biglia giocava in patria nell'Argentinos Juniors, ma soprattutto si era laureato campione del mondo con la Seleccion Under 20 al torneo iridato in Olanda. Era davvero una bella Argentina, con Messi, Gago e Aguero tra gli altri, e soprattutto con un Biglia motorino inarrestabile di centrocampo. Gli 007 rossoneri avevano compilato rapporti entusiasmanti sul ragazzo originario di Mercedes, e tutto lasciava intendere che il matrimonio si sarebbe celebrato. «C'erano stati contatti tra i due club, non erano voci dei giornali. A un certo punto sembrava addirittura che si arrivasse alla firma. Poi invece è saltato tutto. Il Milan ha optato per altri giocatori (Gourcuff, ndr). Ognuno è libero di fare le proprie scelte, ma è innegabile che questa sera vivrò la partita con grande carica agonistica».
Biglia non minaccia colpi bassi, ma sicuramente in campo darà l'anima per dimostrare che il Milan ha preso un abbaglio non ingaggiandolo. L'argentino ha trovato la sua collocazione in Belgio, ottenendo in poco tempo la fascia da capitano. Parallelamente è anche entrato a far parte della nazionale diretta da Alejandro Sabella, che lo vede possibile erede dell'interista Cambiasso.
Ma Biglia guarda oltre la Seleccion. Dopo un po' di anni il Belgio comincia a stargli stretto. La Champions è una vetrina provvidenziale. Il suo nome, di recente, è stato accostato ancora all'Italia: Inter, Juve, Napoli e Fiorentina. «Notizie che mi rendono felice, ma preferisco non farmi cullare dai sogni. La realtà è spesso amara e l'ho sperimentata sulla pelle. Il Milan nel futuro? Non credo proprio.

É un treno passato e qualcuno l'ha perso».

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