Davide Pisoni
nostro inviato a Cardiff
L'Interrail per l'Europa della Juve è davvero un biglietto da stracciare. Perché Cardiff è solo l'ultima fermata di un giro con tappe piene di delusione e lacrime. Altro che viaggio dei sogni. Alla fine si sono quasi sempre trasformati in un incubo. Troppe volte, in sette occasioni su nove finali raggiunte. Ossessione, maledizione, tabù: la Champions per la Signora è questo. Nonostante le due vittorie perché una è arrivata nella notte tragica di Bruxelles e l'altra in "casa" a Roma, il resto dei viaggi per le finali di coppa Campioni sono sempre stati con biglietti di sola andata perché il treno dei desideri bianconero è sempre tornato a casa carico solo di delusioni. E tra una tappa e l'altra spesso si è dovuto aspettare tanto e più aumentava l'attesa, più è stata grande la delusione.
Belgrado, Atene, Monaco di Baviera, Amsterdam, Manchester, Berlino e da ieri Cardiff nella geografia della Signora rappresentano le sette città che hanno spezzato il sogno. Sconfitte spesso firmate da sconosciuti come Ricken, outsider come Rep, meteore tipo Magath; partite sbloccate da Rakitic o parate da Dida oppure decise dal meno atteso come nel caso di Mijatovic. Dove doveva esserci una statua per un eroe bianconero, c'è un muro del pianto.
Il viaggio non è sempre partito con il pieno di speranze. Come il primo in assoluto della storia bianconera che risale al 1973 quando di fronte c'è l'Ajax rivoluzionario. Tutti aspettano Cruijff e invece sbuca dopo pochi minuti Rep che beffa Zoff. È l'inizio della maledizione. Belgrado prima tappa di un interrail che dieci anni dopo tocca Atene. E in Grecia la Signora arriva da grande favorita, forse è la squadra più forte di sempre, solo quella di Allegri può giocarsela, ma la Coppa Campioni diventa davvero maledetta nella città dell'olimpiade. Colpa di Magath e di quel tiro che beffa Zoff. Due anni dopo Bruxelles, l'Heysel, il cuore dell'Europa per diventare regina. Ma di una notte da cancellare resta una vittoria amara perché il rigore di Platini che piega il Liverpool è una nota a margine di una delle pagine più tragiche del calcio mondiale. Poi la Signora deve aspettare altri undici anni prima di fare le valigie per andare a giocarsi la finale. In realtà nel 1996 basta un trolley perché si gioca in "casa", a Roma, all'Olimpico. Di fronte ancora l'Ajax, campione in carica. Litmanen replica alla magia di Ravanelli e la vittoria arriva solo ai rigori. Quella è la Juve di Lippi che sembra dare del tu alla Coppa Campioni perché gioca tre finali in tre anni. Un record per un'italiana. Peccato che dopo il primo successo arrivino due sconfitte. Da Monaco di Baviera contro il Borussia Dortmund ad Amsterdam contro il Real Madrid, il treno bianconero fa altre due tappe da dimenticare e a quel punto il bilancio europeo si fa davvero pesante: cinque finali giocate, due vinte. E il peggio deve ancora venire. Perché la storiella del «vince solo uno» non può valere perché intanto c'è chi come il Milan colleziona trofei. E proprio i rossoneri regalano un'altra pagina maledetta alla Signora. La stazione è Manchester, Old Trafford, il Teatro dei Sogni, per tutti non per la Signora. Che ai rigori sbatte sul gigantesco Dida. È il 2003, la carrozza bianconera resta parcheggiata fuori dalla finale di Champions League fino al 2015. Inaspettata perché al primo anno Allegri regala il sogno ma a Berlino ci arriva contro i favori del pronostico. C'è il Barcellona di Messi-Neymar-Suarez anche se Buffon e compagni se la giocano praticamente fino alla fine.
Ma il risultato non cambia e anche la capitale tedesca finisce nelle città da dimenticare per il popolo bianconero. Cardiff si aggiunge all'elenco. Ultima di sette città visitate in un interrail da dimenticare dove la Signora ha stracciato il biglietto della storia.
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