Caressa-Bergomi evoluti e disuniti

di Tony Damascelli

«Noi siamo tatticamente più evoluti». La sentenza di Giuseppe Bergomi è arrivata quando il teatro era ancora tiepido, le due squadre si stavano soltanto studiando. Due ore così prima dell'epilogo velenoso. A forza di rispolverare cento Germania-Italia che furono c'è venuta una maledetta voglia di telefonare a Bruno Pizzul e a tutti gli altri narratori di nazionali e di un calcio che fu. Non è reducismo, passatismo, non è sintomo di villa Arzilla, è semplice desiderio di una normalità di racconto che ormai è smarrita in un dizionario e in una affabulazione che, in alcuni momenti, diventa ridicola con se stessa. B&C hanno raccontato la loro partita, depositari del verbo e di tutto quello che attiene. L'Italia aspetta, i due annunciano che la Germania non ci concede spazi. Passano pochi secondi, siamo noi ad attaccare, dunque prendiamo iniziativa. La partita va letta a momenti, dice Bergomi, facciamo densità in mezzo al campo. Densità è un sostantivo nuovo di pacca del football, va bene per tutte le situazioni della vita, anche in bagno. Così come la seconda palla che appare nonostante sia presente la prima e unica.

Sbilanciarsi sul pronostico è un rischio da evitare. Altro dettaglio: Caressa legge nel pensiero di arbitro, assistenti, allenatori, magazzinieri e di tutta la comitiva in campo, è un aruspice esclusivo, svela cose sorprendenti. Non dico Carosio, non dico Martellini o Pizzul, roba d'archivio ma di razza, dico un amen di equilibrio, l'enfasi ormai è un segno di riconoscimento. Al gol della Germania B&C spiegano gli errori dei nostri e «siamo tatticamente più evoluti» crolla dinanzi a Ozil. «Siamo disuniti», nuova sentenza.

Rigore di Bonucci, Bergomi in contropiede: «L'avevo detto, c'è ancora tempo». Caressa: «Partite che non finiscono mai». Purtroppo è finita. Undici metri come mille i chilometri per tornare a casa. Non tutti. B&C restano.

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