Sempre un passo avanti in campo, vuole esserlo anche in panchina. Pippo Inzaghi si veste da mister tecnologico e porta nello spogliatoio Xbox One e Fifa 14. L'ex attaccante rossonero è entusiasta dell'esperimento portato avanti nella squadra allievi dell'Aldini, storica società milanese, dove gli schemi si insegnano attraverso la consolle.
Un'idea da copiare?
«Mi è piaciuta molto perché puoi riprodurre gli schemi che vuoi fare sul campo in modo verosimile, ancora più dei video che finora ho mostrato ai ragazzi su quello che facevamo noi o i nostri avversari. In più si rende partecipi i ragazzi attraverso una loro passione, che ha un risvolto formativo e costruttivo per il tuo lavoro».
Quindi si può mettere da parte la storica lavagnetta?
«Non la metto via
Però in alcune circostanze si può sostituire, penso alle situazioni di palla inattiva. Bisogna essere pronti a innovarsi, la proporrò ai ragazzi e saranno loro a dare la risposta migliore. Perché alla fine sono loro a dover essere convinti. Ai ragazzi dell'Aldini è piaciuta e hanno fatto pure gol con uno schema imparato al computer
».
Più facile insegnare ai ragazzi una diagonale o i valori? Bisogna essere anche un po' educatore in panchina?
«Cerco di portare quello che ero io, di far capire come si può diventare un bravo giocatore con i comportamenti, con l'essere uomo fuori dal campo. Anche perché quando si pareggiano i valori, a fare la differenza può essere quello che sei al di fuori. Questa cosa mi viene semplice perché l'allenatore non deve essere finto e io cerco di essere sempre me stesso».
Tra i tanti allenatori, chi è il primo della lista?
«Ancelotti. È riuscito a farsi amare da tutti i suoi giocatori, sia da chi giocava sia da chi stava fuori. E nel nostro lavoro è difficile. Spero di essere così anche per la mia squadra. Penso alla vittoria del Viareggio centrata proprio per l'unione d'intenti, è quello che mi rende più felice di quel successo».
A proposito di Viareggio, alla fine è andata bene così. Un grazie a Galliani per averla trattenuta?
«Ma sì... Insomma quando Galliani e la proprietà, da Barbara Berlusconi al presidente, non hanno voluto che andassi al Sassuolo l'ho accettato serenamente. E poi avevo il tarlo del Viareggio perché non ci avevo mai partecipato e il Milan non vinceva da tanto. Speravo di vincerlo, forse anche quell'illuminazione ha fatto sì che io rimanessi. Adesso vado avanti per la mia strada. C'è il Brescia (oggi, ndr) e speriamo che anche la prima squadra faccia bene».
Ha un merito, di mettere nella bacheca del Milan anche per questa stagione un trofeo
«Soprattutto grazie ai miei ragazzi. Faccio quello che il Milan mi chiede. Adesso abbiamo un altro obiettivo importante che è il titolo e manca da tantissimo tempo alla società. Nel calcio bisogna sempre dimenticarsi di quello che si è fatto e pensare alla partita successiva».
Più facile con i videogiochi, a proposito come se la cava? Sfida i suoi ragazzi?
«In ritiro li lascio sfogare alla sera. Faccio fare a loro.
Adesso gli chiederà qualche lezione Nei ritiri chi la faceva da padrone?
«Mi ricordo di partite infinite tra Nesta e Pirlo. Io? Arbitravo ».
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