Caso Dybala e poco Allegri. La Juve si arena in laguna

L'argentino non al meglio gioca a Venezia e si fa male dopo 12'. Morata illude, poi la squadra si fa rimontare

Caso Dybala e poco Allegri. La Juve si arena in laguna

Niente da fare. Dopo due vittorie di fila, la Juventus si inceppa ancora. Nessun filotto, quindi. Anzi: la Fiorentina si appropria del quinto posto in solitaria e ai bianconeri non resta che leccarsi le ferite, con l'ormai acclarata certezza che quest'anno raggiungere la quarta posizione equivarrebbe a vincere il campionato. Insomma, dopo avere battuto Salernitana e Genoa, gli ex campioni d'Italia non sono riusciti ad andare oltre l'1-1 sul campo del Venezia reduce da un tris di sconfitte: bravi i neroverdi di Zanetti, allora, andati sotto nel punteggio ma mai domi.

E trascinati da uno di quei giocatori sottovalutati chissà perché: Mattia Aramu, nato a Ciriè e quindi a due passi da Torino, cresciuto nella società granata prima di girovagare mezza Italia, ha infatti dato un saggio delle sue qualità, trovando il pareggio con un sinistro da applausi (quinta rete del suo campionato) e sciorinando calcio a testa alta. Mezzo milione di ingaggio a stare larghi, con tanti saluti a chi guadagna dieci volte tanto e magari non lo vale nemmeno. Per la Juve, la serata storta è poi andata oltre il risultato: Dybala, uscito dopo una dozzina di minuti, è infatti uscito dal campo per un problema alla gamba destra che andrà valutato prossimamente.

Al posto dell'argentino, un po' a sorpresa, Allegri ha poi scelto di affidarsi inizialmente a Kaio Jorge e non a Kean: il 19enne brasiliano, prima di ieri utilizzato per 43', si è piazzato al centro dell'attacco facendo slittare Morata leggermente a sinistra e ha anche sfiorato il tocco vincente pochi istanti dopo il suo ingresso in campo. Difficile però immaginare che possa essere lui l'uomo della svolta di qui in avanti. Quanto a Morata, appena dopo la mezzora ha sfruttato alla perfezione l'assist di Luca Pellegrini anticipando Caldara con un movimento da centravanti vero: il suo quarto gol in campionato non è bastato però per fare gioire la Signora.

In realtà, nel primo tempo i bianconeri erano stati attenti nel mettere in pratica quanto chiesto dal loro allenatore: grande ampiezza di gioco, Locatelli e Rabiot a formare la cerniera di centrocampo, Bernardeschi e Cuadrado esterni chiamati a spingere appena possibile. Di suo, il Venezia (con il 32enne Modolo all'esordio da titolare al centro della difesa, complice l'assenza di Ceccaroni) faceva quel che poteva, ripartendo appena possibile con Johnsen, sfruttando le idee del suo folletto Aramu e il dinamismo di Busio e Ampadu: nemmeno male, la squadra di Zanetti, propositiva quando possibile anche se vicina al doppio svantaggio dopo una fuga di Cuadrado in pieno recupero.

Poi, nella ripresa, andava in scena tutta un'altra partita: i lagunari si toglievano di dosso timidezza e apprensione, Aramu indossava i panni del trascinatore e il suo sinistro mandava la Juve in tilt.

Quando Romero diceva di no a una conclusione di Bernardeschi, la Juve prendeva atto dell'ennesima giornata no. E, nel finale, non serviva a nulla affidarsi a Matias Soulè, 18enne maghetto argentino cui Allegri imponeva di calciare una punizione dal limite: sarà per la prossima.

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