Caso Strootman, che pasticcio: ricorso accolto, niente squalifica Potrà giocare con Milan e Juve

di Filippo Grassia

I n alto i cuori giallorossi: la Corte d'Appello Sportiva, accogliendo il ricorso della Roma, ha cancellato la squalifica di Kevin Strootman che così potrà giocare lunedì sera contro il Milan all'Olimpico e il sabato successivo contro la Juventus. Il campionato torna a essere regolare, con grande soddisfazione di Mauro Baldissoni, dg del club capitolino che aveva temuto giusto il contrario. Ma che pateracchio. Come ricorderete l'olandese, dopo aver portato in vantaggio la Roma, aveva gettato dell'acqua addosso a Cataldi che s'era vendicato prendendolo per il colletto della maglia: giallo all'uno, rosso all'altro. Sarebbe stato preferibile espellere entrambi, ma tant'è. Poi Strootman, non contento della provocazione, s'è lasciato cadere come un cencio. E il Giudice Sportivo gli ha inflitto due giornate per simulazione facendo leva sulle prova televisiva. Per la cronaca si parla di «evidente simulazione» equiparata a «condotta gravemente antisportiva». Apriti cielo.

La Roma ha fatto ricorso sostenendo l'inammissibilità della prova tv per il fatto che l'arbitro aveva valutato l'episodio. Curiosamente la Corte, pur dando torto alla società sulla liceità dell'uso delle immagini, ha stravolto il giudizio di primo grado affermando che «sulla caduta a terra di Strootman» può aver inciso «la condotta del calciatore Cataldi nella trattenuta della maglia». E che quindi non può «entrare nel merito della sussistenza del rapporto fra causa ed effetto in un determinato episodio simulatorio». Niente simulazione, insomma. E quindi niente squalifica.

Si ripropone per l'ennesima volta la paradossale e parziale gestione delle immagini televisive da parte degli organismi sportivi che, invece di fare giustizia in modo inequivocabile, si aggrappano ai codicilli per coniare sentenze in puro politichese. In Inghilterra e in Germania non è così. E la prova tv può anche confutare le decisioni prese dall'arbitro in campo. Basta che faccia chiarezza. Per assurdo la normativa, di stampo medioevale, è arretrata non solo in assoluto, ma anche rispetto all'uso della Var, la moviola live voluta da Infantino, il presidente della Fifa. Tavecchio e Uva, se esistete, ponete riparo a questo sconcio etico e giuridico.

Ci sarebbe infine da chiedersi perché i club mai e poi mai adottano una seria sanzione interna contro quei calciatori, come Strootman o Lulic, che certo non rappresentano un buon esempio di condotta morale. Fin troppo facile la risposta. Il calcio è un business, fra l'altro male amministrato. E nel business l'etica non ha posto.

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