Il caso Zaniolo tra genitori moderni e buoni maestri

Il caso Zaniolo tra genitori moderni e buoni maestri

S cusate l'incipit scontato: non ci sono più i genitori di una volta. In altri tempi, dinanzi a un rilievo o a un rimprovero di un insegnante, i genitori della mia epoca avrebbero rincarato la dose. Volavano ceffoni capaci di educare più di cento carezze. Anche nel calcio dei tempi modernissimi i costumi sono cambiati. Sui campetti di periferia si hanno notizia di genitori che insultano a sangue l'allenatore che sostituisce il loro figliolo o addirittura alzano le mani sul presunto concorrente che gli ha preso il posto. Accade anche nel calcio che conta: basta chiedere ai giovani cronisti che frequentano il campionato primavera per avere un rosario interminabile di episodi sgradevoli. È di ieri l'altro l'ennesima testimonianza della diseducazione che impera dalle nostre parti. Fabio Capello, un autentico maestro che ha allenato e migliorato generazioni di calciatori, ha avuto l'ardire, commentando il promettente debutto in Champions di Sebastiano Esposito, di raccomandargli «non prendere la strada di Zaniolo». Che la frase non fosse pregiudizio è documentato da una striscia di episodi (punizione nell'under 21) che hanno fatto sorgere qualche dubbio sulla maturità del giovanotto ora alla Roma. Apriti cielo. Sul tecnico tra i più medagliati della categoria si è abbattuto uno tsunami di volgarità e critiche cui hanno partecipato Zaniolo stesso mimando il gesto mi tappo le orecchie dopo il gol in Europa league e la mamma del giovanotto che ha firmato un lunghissimo post elencando tutte le imprese del suo ragazzo. A nessuno è venuto in mente di riflettere e di chiedersi: perché Fabio Capello, che ha fustigato fior di fuoriclasse, ha usato tale espressione? Non è forse preoccupato che Zaniolo possa continuare sulla cattiva strada come lo stesso ct Roberto Mancini ha suggerito in passato? Genitori di un'altra epoca avrebbero preso da parte Nicolò e gli avrebbero detto: rifletti su ciò che ha detto Capello, fidati dei buoni maestri.

È successo anche a Lorenzo Insigne, di recente, riconoscere l'errore. Dopo l'abbraccio di Salisburgo seguito al gol, ha confessato: col mister Ancelotti ho sbagliato. Benedetti ragazzi, fidatevi dei buoni maestri, non dei genitori moderni.

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