Cassano, Milito e Palacio la sinfonia del contropiede

Herreriana più che mourinhana, Inter prepotente e da contropiede. Cassano, Milito e Palacio (e il decisivo gol di Guarin) ieri sera hanno suonato a San Siro la sinfonia del contropiede, dimostrando che trattasi di calcio spettacolo. Non una bella musica per la Juve che si vedrà arrivare a Torino una squadra affamata ed esaltata. Forse l'unica, autentica avversaria da scudetto. L'Inter sta crescendo, ogni tanto si prende qualche pausa (esempio i gol di ieri) ma la difesa si è fortificata, gli attaccanti possono devastare chiunque e siamo all'ottava vittoria consecutiva. Anche i numeri si prendono la parte loro.
San Siro semivuoto (6200 paganti), pioggia e umidità hanno raffreddato i bollenti spiriti nerazzurri almeno per trequarti d'ora dove ha fatto protagonismo il bel giocare, ordinato e tenace, della Sampdoria. Anzi, il primo tempo ha ghiacciato l'Inter dopo venti minuti: una paperata difensiva di Ranocchia, (palla schiacciata di testa davanti alla linea di porta) ha messo fuori gioco Samuel, Handanovic e gli altri viandanti d'area permettendo a Munari di chiudere facile in gol. E la situazione si è fatta da grattacapo. La formazione provata da Stramaccioni, fuori Cambiasso, riproposizione della difesa a quattro con Zanetti e Pereira sui lati, Palacio a galleggiare tra centrocampo e attacco, non ha incoraggiato un miglior giocare dell'Inter: squadra un po' ingessata, compassata, in difficoltà a passare tra le linee del centrocampo della Samp. Centrocampo molto muscolare e poco fantasioso. Ferrara (che poi si è fatto espellere nella ripresa) l'ha giocata sapendo che la difesa è il miglior attacco ed allora i suoi 4 difensori non hanno mai mollato spazio a Cassano, i 5 centrocampisti hanno sgambettato con umiltà e grande mobilità. Bravi solo un tempo. Nella ripresa, invece, hanno permesso gol derivati da svarioni a centrocampo ad innescare contropiedi micidiali. Da qui la quinta sconfitta consecutiva in campionato.
Evidenti le due idee calcistiche: Samp tutto coro, Inter tutto solisti. La squadra di Stramax ne ha inizialmente subito le conseguenze, faticando ad innestare Cassano, affidandosi a Palacio e Milito che hanno provato solo ad accendere le micce. L'Inter, in pratica, nel primo tempo non ha tirato davvero in porta. Samuel ha colpito di testa mandando alto, Cassano ha creato la giocata più pericolosa nel finale del primo tempo quando una percussione di Guarin gli ha permesso di calciare pallone ad attraversare l'area. Milito non c'è arrivato e l'Inter c'è rimasta male. Chissà mai che la squadra non abbia scontato un briciolo di paura di Stramax che, temendo il gioco sulle fasce della Samp, ha riproposto una difesa ormai mandata in soffitto e un centrocampo senza guizzi di qualità. Forse troppo per i fragili equilibri nerazzurri. Poi, certo, l'ingresso di Cambiasso nella ripresa, e quegli strani giochi del destino hanno cambiato la faccia della partita. Pereira fa un fallo che distrugge Berardi costretto alla barella, la Sampdoria gioca qualche minuto in dieci in difesa e Milito ne approfitta per imbucarsi: Costa è sprovveduto nel franargli addosso, rigore ed espulsione. Il principe calcia sul palo ma la buona stella del gol è dalla sua. Poi Milito ci ha riprovato a modo suo ma ha preso il palo. Niente di male, perché sul secondo devastante contropiede della buona lena nerazzurra, Cassano e Palacio hanno ricamato assist e tiro: col pallone infilato dal piede dell'argentino come in una cruna.

Poi sogni aspettando la Juve: traversa di Cassano, Guarin prepotente nell'infilarsi in area per il suo primo gol in campionato («C'era un fuorigioco di due metri di Nagatomo», protesta Ferrara, che si becca il rosso). Eder che segna troppo tardi. Tutto spettacolare per dire che dove c'è qualità, c'è risultato.

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