Cavani o Van Persie, Juventus si può Inter, guerra per una porta

L’olandese non rinnova con l’Arsenal. Handanovic è nerazzurro. Julio Cesar: "Nel mio contratto non c’è scritto che sono titolare"

Cavani o Van Persie,  Juventus si può  Inter, guerra per una porta

L’estate, il caldo, lo spread, Edinson Cavani. Il presidente Aurelio De Laurentiis si lascia andare all’ingresso della Lega di via Rosellini e insulta all’improvviso un giornalista che centra la domanda: «I giornalisti del calcio sono dei gran cafoni - fa sapere in favore di telecamera -, perché sono interessati solo ai soldi».
Un cronista replica: «Non si permetta».
E il presidente del Napoli passa alle minacce: «Mi permetto e le metto anche le mani addosso se continua...Perché nella vita non si può parlare solo di soldi. Noi del cinema siamo dei gran signori perché non si dirà mai quanto guadagnano nei contratti Brad Pitt e Angelina Jolie. Invece a voi interessa soltanto sapere quanto guadagna un calciatore e fate sempre innalzare i costi». Ecco il solido della reprimenda: i giornalisti, confrontandoli e pubblicandoli, creano invidie fra i giocatori sui diversi emolumenti corrisposti: io sono più bravo e guadagno meno, adesso chiedo un ritocchino.
Non è certo il caso di Edinson Cavani che già incassa più di tutti a Napoli ma il suo agente Pierpaolo Triulzi si è presentato ugualmente dal produttore cinematografico. E l’incontro fra le parti è finito malissimo, al punto da riaprire le possibilità di inserimento della Juventus.
Triulzi fa il suo lavoro, come Paulo Tonietto che ha alzato fino a sei milioni l’ingaggio di Thiago Silva, come Mino Raiola che sta studiando come riuscirci con Zlatan Ibrahimovic. Il calciatore sembrerebbe l’unica componente esente da terremoti finanziari, l’Aic non si occupa di faccende finanziarie e può convenire solo su una certezza: la gestione dei contratti dei calciatori non è la gestione dei contratti nella vita ordinaria. «E questo per colpa di entrambe le componenti - precisa Leonardo Grosso, consigliere Aic e presidente Fipro -. Viene da dire che nessun contratto viene siglato per essere rispettato, il contratto si basa sul non rispetto del contratto».

Una situazione da cui se ne esce solo malissimo. Ormai la visita annuale del procuratore per un ritocco è un appuntamento fisso in calendario. E se non rinnovi quello se ne andrà a scadenza, a parametro zero. Dall’altra parte all’improvviso si chiama un giocatore e gli si dice: rescindiamo. Equivale a un licenziamento.
Di mezzo c’è il buon senso usato con molta parsimonia, Edinson Cavani è stato comunque ben consigliato: «Amo Napoli, voglio restare qui e vincere altri trofei ad iniziare dalla Supercoppa». Però il ritocco all’ingaggio arriva, la Juventus è in agguato e l’incontro del procuratore con i dirigenti dell’Inter irrita De Laurentiis.
Un tunnel dal quale è appena uscito Adriano Galliani. Forse. «Abbiamo fatto un grande sforzo a trattenere Thiago Silva - ha detto l’Ad rossonero -, vale come un acquisto. Se restano tutti, il mercato del Milan è strachiuso. Il centrocampo è stracompleto con nove giocatori in quel reparto. Un adeguamento per Boateng? Non mi sembra il caso di parlare di queste cose». Le dichiarazione dell’Ad rossonero sono sempre interpretabili: se restano tutti...
Lucio è della Juve, Handanovic e Silvestre sono dell’Inter, Stankovic non se ne vuole andare in Premier, Diego Forlan non se ne va più in Sudamerica, Mattia Destro è al centro di tutto: «Ho un solo desiderio, giocare in una grande squadra che abbia la massima fiducia in me». Messaggio evidente alla presidenza Inter che non si sbriga e sembra puntare decisa sul lancio di Samuele Longo. La Juve non chiude solo perché spera sempre di portare a casa uno fra Cavani, Van Persie («Non rinnoverò il contratto con l’Arsenal», annuncia) o Suarez, altrimenti Destro sarebbe già bianconero.
Julio Cesar si è praticamente incatenato ad Appiano Gentile: «Nel mio contratto non c’è scritto che devo giocare titolare. Handanovic è un grandissimo portiere, se è arrivato all’Inter vuol dire che vale, l’unica cosa importante è che ci sia rispetto. La società sta facendo grandi cose, mi dispiace solo di perdere tanti amici brasiliani. Il Milan? Non c’è niente di vero». Sorridente, simpatico, ma schiacciava troppe volte l’occhio.
Zeman accende la Roma e il ds Walter Sabatini carica la stagione, vuole entrare nel trio delle grandi, punta alla Champions: «Vogliamo una Roma forte che porti i nostri attaccanti a fare 70 gol, vogliamo divertirci e vincere.

Se sono preoccupato per la difesa? Quando lo dico a Zeman, lui mi risponde di non preoccuparmi, tanto noi giocheremo all’attacco». Mancano due mesi alla chiusura del mercato, vale tutto ma senza esagerare, altrimenti De Laurentiis mette le mani addosso.

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