Cercasi pubblicità per l'hold'em italiano

Renault sta comprando molte pagine pubblicitarie sulle riviste di poker. E Nivea ha sviluppato una campagna pubblicitaria online. Poi ci sono le bevande Orangina e Carlsberg. Sono solo alcuni esempi di multinazionali che, nella vicina Francia, hanno compreso le potenzialità del gioco del poker live e online per promuovere i loro prodotti. Cosa che, in Italia, non ha mai preso piede, riducendo a pochissimi esempi quelle aziende che hanno saputo tirare fuori qualche valore dagli sponsor cosiddetti «extra settore».
Eppure, come sottolinea il sito giconews.it, i numeri ci sarebbero. I poker players sono 2 milioni, tra giocatori live e online. Mentre a poker hanno giocato quasi tutti almeno una volta nella vita. Certo, c'è anche da considerare un'immagine reputazionalmente offuscata dall'antico retaggio della bisca, del fumo, dell'alcol e della dipendenza in generale.
Eppure oggi i giocatori sono un'altra cosa. Oltre a essere commercialmente individuabili sia sul web, nei social network e sui siti di gaming o di informazione, sia dal vivo, nei luoghi in cui si giocano i grandi eventi.
L'unico grande investimento effettuato resta l'Infostrada Challenge di Nova Gorica organizzato da «POKERItalia24» con tutti i team delle poker room italiane. Una visibilità televisiva che aveva attratto questo sponsor, che però non ha poi ripetuto l'investimento. Sisal riuscì a costruire un pacchetto per le edicole con una compagnia telefonica. L'idea era quella di una chiavetta internet in grado di far giocare i players online dappertutto.
Il Chivas Regal (gruppo Pernod Ricard) si era accostato a Luca Pagano e a PokerStars. E si sono avvicinate le grandi compagnie di pagamento online come Neteller e PayPal, ma queste aziende vanno già considerate parte della filiera, facendo parte del processo di gioco on line (dalla ricarica del conto, alla riscossione delle vincite).
Per il resto nessuna società automotive, né marche di abbigliamento (se non quelle esclusivamente dedicate all'hold'em), nessun brand del lusso. Forse è mancato il giusto appeal per questi sponsor, quali un grande evento o un giusto mix tra visibilità e target da raggiungere. L'Infostrada Challenge aveva ottime caratteristiche essendo un evento televisivo. Ma se neanche un canale come «POKERItalia24» è riuscito ad attrarre significativamente la pubblicità extra settore, qualche domanda sorge spontanea: possibile che si tratti solo di errori commerciali, nonostante la visibilità eccezionale che il poker sportivo ha ottenuto dal 2008 in poi?
L'Arjel, l'authority francese per il gaming online, ha fissato nella fascia maschile dai 18 ai 34 anni i players che giocano abitualmente a poker. Un target perfetto e definito che, con ottimi numeri di diffusione, può rappresentare un colpo sicuro per chi ha soldi da investire in comunicazione. Anche in Italia abbiamo questi dati.

Inoltre, a differenza del mercato transalpino, nella Penisola il business del poker sportivo è ben più in salute. Ma evidentemente il rischio di un ritorno d'immagine negativo resta predominante rispetto a ogni calcolo di opportunità.

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