Un record l'ha già stabilito, anzi due. È il primo corridore in 95 edizioni e oltre cento anni di storia ad aver vinto un Giro d'Italia a tavolino. Ma è anche il primo ad iniziare la "corsa rosa" ricevendo la maglia rosa e il "trofeo senza fine" che spetta al vincitore, all'antivigilia della partenza del nuovo Giro. Michele Scarponi questo lo può già raccontare. Non c'è nulla di cui andare fieri, ma sicuramente entra nella storia. L'Aquila di Filottrano comunque sorride e pensa in grande: «Potrei essere il primo corridore ad alzare due volte nel giro di tre settimane il "trofeo senza fine", quello che a maggio di un anno fa, in piazza del Duomo, Alberto Contador sollevò da trionfatore, prima che però gli venisse revocato per la positività al Tour 2010: lo considero come un premio alla carriera. Come il riconoscimento tangibile che un anno fa, dopo quel mostro di bravura il più bravo sono stato io».
Per questa vittoria ha festeggiato?
«Ma sta scherzando? Assolutamente no e rispondo usando le parole di mia moglie: "Ricordati che quel Giro l'ha vinto Contador con pieno merito". Come darle torto? La storia è quella lì. Lui è stato nettamente il più forte, io il più bravo a stargli dietro».
Però adesso puo mostrare a tutti la sua maglia rosa e un "trofeo" molto ambito
«Ma manca tutto il contorno che poi è la sostanza: la festa, il trionfo in piazza Duomo, le interviste da vincitore, il pubblico che si appassiona e parteggia per te. Questo non c'è stato, quindi
».
Come è stata la sua marcia di avvicinamento a questo Giro che scatta domani da Herning, in Danimarca?
«Dopo una buona Liegi (ottavo, ndr), mi sono rifugiato a Filottrano, a casa mia, con mia moglie che è in attesa di due gemelli. Mi sono allenato ma soprattutto ho pensato a ricaricare le batterie mentali. Saranno tre settimane molto dure, molto dispendiose, anche a livello di testa».
A differenza di un anno fa, è arrivato a questo appuntamento con meno giorni di corsa e forse anche con meno brillantezza
«È proprio così: una primavera più tranquilla per essere al top in questo Giro che sarà difficile, perché senza una guida come è stato un anno fa Contador».
Un Giro in cerca di un padrone
«Il Giro cerca sempre un padrone, questa volta manca forse chi fin da subito si prenderà sulle spalle il peso della corsa. Io però sono sereno, perché se la situazione dovesse girare in un certo modo e noi della Lampre dovessimo trovarci a dover togliere le castagne dal fuoco, siamo pronti».
Al suo fianco avrà anche Damiano Cunego, che in un primo momento doveva solo pensare al Tour: come ha preso questa decisione?
«Non nascondo che avrei dovuto avere tutta la squadra a mia disposizione, ma Damiano ha dimostrato in questa prima parte di stagione di pedalare molto bene e francamente i miei tecnici hanno fatto bene ad inserirlo in squadra. Se nel 2010 Basso ha vinto il Giro grazie al prezioso e determinante lavoro di Nibali, io spero di fare altrettanto grazie al supporto e alla collaborazione di Damiano».
Quali sono i punti chiave di questo Giro d'Italia?
«È un Giro che ho studiato nei minimi particolari e so praticamente a memoria, ma da domani parto pensando solo a disputare una tappa per volta, senza guardare troppo avanti: è per questo che ora la mia attenzione è rivolta alle tappe danesi. Sarà un avvio da non prendere sottogamba, visto che il vento potrà giocare qualche brutto scherzo, così come le strade strette di questi piccoli borghi danesi».
Una tappa che la solletica in particolar modo?
«Mi piacciono molto quella dell'Alpe di Pampeago, da scalare due volte, con Manghen e Lavazzé, ma soprattutto il tappone dello Stelvio con Tonale, Aprica, Mortirolo e arrivo sullo Stelvio. Chi vuol far saltare il banco, lì ha il terreno ideale per farlo».
Lei lo vuol far saltare?
«Spero di essere ben messo, a tal punto da non essere costretto a cercare l'impossibile, anche se fare l'impresa sullo Stelvio ha un fascino tutto particolare. Dopo un Giro vinto a tavolino, vorrei una vittoria forte e piena, con una bella impresa là, dove osano le aquile: possibilmente di Filottrano».
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