Brasile 2014

"La Champions ci condanna ma in Brasile voglio sognare"

Il ct degli azzurri guarda al futuro con ottimismo: "Sperando che sia contagioso... Nelle coppe non siamo più i migliori. E gli ultrà rischiano di farci cacciare"

"La Champions ci condanna ma in Brasile voglio sognare"

Roma - Il tradizionale brindisi di fine anno di Cesare Prandelli ha un sapore dolce-amaro. L'anno del pallone italiano si chiude tra le immagini di violenza a Milano e la disfatta delle nostre squadre in Champions. Nel mezzo la beffa della neve di Istanbul e quella di un sorteggio mondiale figlio di «un regolamento da cambiare, una settimana prima eravamo noni e quella a cavallo del sorteggio settimi...» che lasciano il sospetto di un'Italia ai margini del potere calcistico. «La verità è che dobbiamo crescere come movimento - dice il ct azzurro -. non siamo più i migliori, anche se continuiamo a pensarlo. Solo le vittorie ti rendono forti e ti danno peso politico».

Nel bilancio di un 2013 da ricordare, spunta il sogno per l'anno che sta per arrivare: vincere i mondiali in Brasile. «Ai miei giocatori lo dico sempre: se sognate, fatelo in grande. Fare bei pensieri può essere contagioso, nelle situazioni difficili viene fuori l'ingegno, l'orgoglio e il carattere tutto italiano, potrebbe accadere anche stavolta», così Prandelli. Che si dice amareggiato per i verdetti europei ma anche per un'Europa League snobbata dai nostri club. «A Firenze uscii ai rigori in semifinale, ci tenevo ma tutti mi dicevano di far giocare le riserve - dice il ct a proposito della sua esperienza nella coppa meno prestigiosa -. I numeri dicono che il nostro calcio ha toccato il punto più basso di sempre, speravo che tutti andassero avanti in Champions, egoisticamente avrebbe fatto comodo anche a me per l'esperienza internazionale nelle gambe dei calciatori. La Juve non avrebbe dovuto giocare, il Napoli è uscito in modo clamoroso in un girone duro».

Il Milan ha salvato la barca italiana e Balotelli ha fornito risposte importanti: «Complimenti ai rossoneri, hanno sofferto, ma con carattere, volontà e idee tattiche hanno portato a casa il risultato. Il passaggio del turno aumenterà la loro autostima, a volte basta un risultato per togliere tanti dubbi.

Su Mario sono d'accordo con Allegri: ha capito l'importanza di una gara difficile e si è messo a disposizione, ma l'aveva fatto già con noi contro la Danimarca».
Davanti alla debacle dei club, la nazionale diventa dunque «traino del movimento, come al solito» perchè - di fronte ai risultati mediocri delle squadre di club e ai «maltrattamenti» subiti a livello politico - vuole prendere una direzione diver-

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