di Ninna Q.
Caro diario, oggi ho pensato seriamente che dovrei cambiare lavoro. Non tanto per il dispiacere che ho provato nel veder cadere mia figlia, quello l'avrei provato anche stando a casa davanti alla televisione. Ciò che crea problemi seri è lavorare in giornate come queste, perché c'è troppo coinvolgimento emotivo. Oggi guardavo la seconda manche, ma più che altro controllavo i messaggi sul cellulare, per rispondere a tutti quelli che dall'Italia volevano notizie che io non avevo, ma ecco arrivavano, Fede era stata visitata, aveva fatto la risonanza magnetica, andava tutto bene, ma il morale era a terra, mi scriveva che del ginocchio se ne fregava, era per la gara che piangeva, non una gara qualunque, capisci, questa era LA gara! Ma certo che capisco! E intanto la gara andava avanti e Nadia sfiorava la medaglia, e Fede ancora mi scriveva vieni a trovarmi al villaggio, ok arrivo dopo la conferenza, ma come faccio ad entrare, i giornalisti non possono. E allora Valentina, la giovane italiana responsabile della sala stampa al centro dello sci alpino, si dà da fare e ottengo il pass e arrivo al villaggio prendendo la seggiovia, sono bagnata fradicia e mi sento un po' un'infiltrata, ma tutti capiscono, in fondo sono la mamma adesso, non la giornalista. Ed ecco Fede a letto col ghiaccio, poi si alza, prende le stampelle e va dalla fisioterapista, i medici confermano che non è nulla di grave, dai andiamo giù a far asciugare la roba bagnata, non manca niente al villaggio, mettiamo tutto nell'asciugatrice e nella sala grande della palazzina che la squadra italiana divide con quella francese incrociamo Michela Moioli e Omar Visintin, anche loro in stampelle, ed Emanuel Perathoner col braccio rotto, mi sento di troppo, ma no, questi atleti sono davvero gentili e in fondo ho un buon rapporto con tutti
Anzi no, ora che ci penso non proprio con tutti.
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