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Ci resta l'Inter. E Zhang "conosca" Conte

Il presidente domenica vola in Germania in attesa del confronto con l'ex ct

Ci resta l'Inter. E Zhang "conosca" Conte

E adesso? E adesso che fine han fatto i critici spietati di Antonio Conte e della sua Inter semifinalista di Europa league oltre che unica rappresentante del calcio italiano nelle coppe? Nessuna traccia. Qualcuno, tra i più coraggiosi e intellettualmente onesti, ha già provveduto all'acquisto di quantitativi industriali di cenere da spargere sul proprio capo per riconoscere errori ed omissioni.

Di cosa si tratta? Beh, ecco gli argomenti citati in ordine sparso: mandare via Conte e prendere subito Allegri, promuovere licenziamento per giusta causa sono soltanto due degli argomenti sventolati nei giorni complicati seguiti agli scivoloni con Bologna e Sassuolo e ai mortaretti lanciati dallo stesso Conte con quelle frasi che appartengono al suo registro più noto, quando cioè non trova soddisfazione nei risultati e deve sfogare la sua delusione.

Per fortuna di tutti, del calcio italiano e della stessa Inter, è arrivata l'Europa league con il doppio successo su spagnoli e tedeschi e l'accesso alla semifinale, prima luce a dieci anni di distanza dalla mitica Madrid 2010. L'altra fortuna del club è il temperamento di Beppe Marotta, comandante della nave rimasto in rigoroso riserbo pur manifestando, sotto sotto, il suo disappunto per qualche ingeneroso attacco mediatico. Ha fatto bene il suo lavoro che è quello di spegnere i fuochi e di pensare al club, impreziosito dall'accordo col PSG per la cessione definitiva di Icardi che gli ha fruttato la bellezza di 50 più 8 milioni. Nel calcio-mercato post covid è pari a una mezza fortuna, apprezzata ora anche dai vedovi di Maurito che hanno sfottuto sui social Wanda, la moglie agente ricevendo in cambio una elegante stoccata, «Icardi in semifinale Champions».

Adesso è tornato dalla Cina anche il giovane presidente Zhang, domenica volerà a Dusseldorf per la semifinale contro lo Shakhtar e le voci di un duello rusticano si sono trasformate in un vertice per mettere a punto la strategia della prossima stagione. Anche Antonio, come si coglie chiaramente dal siparietto con Godin («Diego, e fattela una birretta!»), nei giorni in cui la squadra risponde ai suoi comandi e raccoglie consensi, è un altro Conte perché vincere lo aiuta a reprimere gli istinti più feroci e a mettere da parte ogni improbabile rivendicazione. Persino il fuoco amico, costituito dagli interisti duri e puri che considerano ogni ex juventino (da Lippi in poi) un cavallo di Troia infiltrato nel corpaccione neroazzurro per indebolirne la forza, ha smesso di fare danni e questo fa pensare che anche su questo fronte sia intervenuta una tregua. Già, perché a meno di una cavalcata trionfale, l'Inter e Conte saranno sempre al centro del ring, specie il tecnico pugliese che ha un contenzioso aperto con i media e non vuole saperne di mettersi una mascherina quando il pallone gli gira contro per evitare di moltiplicare i danni.

Forse anche Suning farebbe bene a conoscere meglio il suo allenatore prima di trarre giudizi definitivi.

Meglio avere a libro paga uno così, capace di insultare chiunque se una sfida va storta, piuttosto che un paragnosta buono per tutte le stagioni.

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