Torino città magica. Considerata tale in virtù di vari fattori tra cui molte sculture simboliche collocate in vari punti della città, nonché dal trovarsi all'incrocio di due fiumi, il Po e la Dora Riparia, che rappresenterebbero il Sole e la Luna. Torino città anche capace di ridere, almeno quest'anno e parlando di calcio: la Juventus è lassù che maltratta tutti e prende a sculacciate chiunque si presenti allo Stadium (undici vittorie in altrettanti impegni casalinghi), il Toro si è finalmente spostato nella parte sinistra della classifica in maniera stabile e non pare avere nessuna intenzione di tornare a patire. Rispetto a quello che sta passando Milano, c'è di che strabuzzare gli occhi: 92 punti contro 62, 89 gol fatti contro 74, 44 reti prese contro 59 e avanti così. Pare di essere tornati alla metà degli anni '70, quando lo scudetto era affare che si decideva tra bianconeri e granata: vincevano spesso i primi, ma i secondi non mollavano mai e in un'occasione ebbero anche loro di che gioire. Erano i tempi dei gemelli del gol, di Graziani e Pulici contro Zoff, di Bettega contro Castellini e di una città che era Fiat e poco altro: oggi la Fiat si è trasformata, la città pure e le squadre di calcio anche. Dopo di che, la Juve rimane il nemico pubblico numero uno per chi tifa Toro mentre il Toro è solo uno dei tanti avversari per chi tifa Juve: amici mai, semmai vicini di casa che almeno a livello dirigenziale si portano rispetto.
Di questo passo, poi, a fine stagione entrambe le squadre rischiano di centrare qualcosa di storico: la Juve il terzo scudetto di fila che manca dagli anni '30, il Toro un approdo europeo che nell'era Cairo non c'è mai stato e la cui ultima volta risale all'effimera presenza nell'Intertoto dell'estate 2002.
In attesa del derby che andrà in scena tra tre domeniche, c'è di che sorridere e continuare a vincere: la Juve contro Verona e Chievo, il Toro contro Bologna e Verona. Fattibile: certamente non impossibile. Specie se là davanti i soliti noti continueranno a timbrare il cartellino: le coppie Tevez-Vidal (11 a testa) e Cerci-Immobile (10 e 11) hanno finora realizzato complessivamente 43 reti e poco importa se si tratta di abbinamenti anche un po' strani. Nel senso che a inizio stagione il pur fenomenale Vidal non era accreditato di tanta prolificità né si poteva pensare che i due granata permettessero ai loro tifosi di non arrossire rispolverando il paragone con i gemelli del gol originali. Addirittura, rimanendo all'analisi del primo anno insieme, i due attaccanti di Ventura faranno meglio dei loro predecessori, i quali nel 1973-74 si fermarono a 21 gol: facile infatti pensare che di qui al termine del campionato almeno un altro gollettino riusciranno a collezionarlo. «Voglio tenere entrambi», ha già detto Cairo. Capace lo scorso anno di riscattare Alessio Cerci dalla Fiorentina per 4 milioni e pronto a fare altrettanto tra qualche mese con la Juve per diventare unico proprietario di Ciro Immobile: peccato però che la comproprietà sia libera e che non esistano cifre prefissate. C'è insomma il rischio delle buste, a meno che le due dirigenze trovino accordi paralleli: si sa per esempio che a Conte piace proprio Cerci, il cui trasloco sull'altra riva del Po provocherebbe a questo punto scintille in stile sabaudo.
Meglio allora per il momento limitarsi all'oggi: alla corsa verso il Mondiale che i due granata stanno compiendo, a Tevez che sull'argomento non si esprime
pur sperandoci ancora, a Vidal che invece già sa di essere un punto fermo per il suo Cile nell'avventura brasiliana. Prima, però, il campionato: dove la città di Torino - segnando e sognando - ha davvero di che sorridere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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