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"Combattente che non si tirava indietro. E in Cile sfidò la dittatura di Pinochet"

Paolo Bertolucci: "Gli dissi che non lo volevamo più. Lui non la prese bene"

"Combattente che non si tirava indietro. E in Cile sfidò la dittatura di Pinochet"
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"È un giorno triste: Nicola è stato lo sdoganatore del tennis". Paolo Bertolucci è commosso, e d'altronde loro lui con Adriano Panatta, Corrado Barazzutti e Tonino Zugarelli erano la Squadra, quella del 1976 in Cile. Quelli della Coppa Davis, "quella vera".

Chi era per voi Nicola, quando eravate giovani?

"Il campione di più grande: mi ricordo quando seguivo le sue partite in bianco e nero sula mia piccola Tv di allora. Ho avuto poi la fortuna di sfidarlo in semifinale a campionati italiani di Bologna: ero agli inizi e lui all'ultimo anno di carriera. Vinse Nicola ovviamente".

Poi diventò il Capitano.

"Il nostro capitano di quella Davis che ha segnato un'epoca. Con lui c'erano anche scontri e divergenze, però quelle due settimane prima della finale remavamo tutti dalla stessa parte. La volevamo e l'abbiamo ottenuta: era la cosa più importante".

Nonostante chi voleva il boicottaggio del match contro il Cile di Pinochet.

"Nicola ha combattuto più di tutti per andare a Santiago. Sapeva che avevamo una grossa chance e che buttarla via sarebbe stato un delitto. Infatti non sbagliò: le finali successive furono tutte in casa di nazioni come Usa e Australia, troppo forti. E infatti le perdemmo".

Quella col Cile è anche la finale della maglietta rossa.

"Un'idea di Adriano: decidemmo insieme senza dirlo a nessuno. Non lo sapeva il capitano e neppure avevamo informato Corrado e Tonino".

L'anno dopo, la grande crisi.

"Come detto, su alcune cose non andavamo d'accordo. Chiedemmo la sua testa al presidente federale Galgani, lui rispose ok ma aggiunse che dovevamo diglielo noi. Ci fu il famoso incontro in hotel, e toccò a me comunicarglielo perché gli altri non avevano il coraggio. Non la prese bene".

Non gli è mai passata

"Si presentò anche a sorpresa alla Domenica Sportiva per mettere in difficoltà Adriano. Per un po' i rapporti si sono raffreddati, però poi il tempo ha stemperato molte cose".

Il tempo, un fattore che Nicola ha fatto fatica ad accettare.

"Su quello non si è mai arreso".

Anche sul fatto di chi sia davvero il numero uno italiano.

"Diciamo che su questo ci ha un po' giocato: ha sempre avuto una grande stima di Sinner, poi gli piaceva fare un po' di polemica. E su questo ci avete giocato anche voi giornalisti: lui parlava dei suoi successi, poi venivate da me perché sostenevo che Jannik è il più grande di sempre Ma ci sta, è il bello del tennis".

Cosa lascia Nicola Pietrangeli?

"Beh, per esempio un record di partite in Coppa Davis che nessuno potrà non solo battere, ma neanche lontanamente avvicinare. Già solo questo lo fa entrare nell'immortalità sportiva".

Però, alla fine: aveva ragione lui?

"La sua era

un'epoca diversa, così come lo è stata il nostra, com'è quella di Sinner e come sarà 10-20 anni. La vita è questa e ti spiega perché sia impossibile trovare un Numero Uno assoluto. Di sicuro, però, Nicola è stato il tennis".

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