di Riccardo Signori
Anche i ricchi piangono. Non basta avere il portafoglio degli sceicchi, infoltire una rosa in Panini style, grondare tecnica e qualità e mettere in panchina due tecnici italiani (comunque fra i migliori di corte) per garantirsi una Champions a portata di sogni. Qui si rischiano gli incubi. Il Manchester City, dopo l'ennesima balordata della difesa, rischia un altro declassamento europeo. Il Paris Saint Germain, che si è comprato mezzo mondo calcistico, rischia miglior vita soltanto in Francia. In compenso vediamo Shakhtar e Bate Borisov, Malaga, Cluj e Braga volteggiare fra le nuvole della soddisfazione. Ma quale sarà il calcio a cui credere? Solo quello di Barcellona e Real, Manchester United e Chelsea, quello di un Bayern barcollante e di un Arsenal usa e getta?
L'Europa è altra cosa, altra aria, serve diverso peso specifico. Se n'è accorta la Juve. Ne stanno facendo le spese Psg e ManCity che non ha ancora vinto. Il Milan era specialista nel cambiare faccia in Champions. Ora fatica di più. Non è inesatto rifarsi al peso della tradizione. Si può essere più forte, ma qui serve abilità nel cogliere il momento, nel far sentire peso del gioco o dell'astuzia, abitudine alla sfida senza riparazione. Nei gironi sopravvivono squadre esperte e solide, non sempre sfavillanti di campioni. Mancini ha una tradizione negativa con la Champions e la sua squadra sembra avviata sulla stessa strada. Peccati di incoscienza non più di innocenza calcistica. Eppure il City è squadra top in Inghilterra: anno dopo anno sta costruendo la credibilità. Così il Paris Saint Germain. Entrambe schierano giocatori che renderebbero forte qualunque formazione. Il Milan ne sa qualcosa.
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