di Tony Damascelli
Ogni tanto li senti dire: «il nostro meraviglioso pubblico!». Ogni tanto li vedi correre verso le curve e le tribune, baciando la maglia e urlando la gioia che eccita il pubblico meraviglioso di cui sopra. Poi riescono a rimanere in silenzio quando dalle curve e dalle tribune arriva la pioggia acida degli insulti a un morto, Pier Mario Morosini, un ragazzo che per disgrazia si è tolto da questo circo schifoso che è diventato il nostro football. Il circo di Verona, nello stadio dove i soliti noti, filmati dalla polizia, hanno sfogato la loro violenza, la loro ignoranza, la loro miseria contro la memoria di un morto è l'ultimo esempio cupo e maledetto di un Paese nel quale molti sono defunti nell'anima e vivono soltanto con il corpo. È lo stesso branco dell'«una, cento, mille Nassirya», il vomito di vite vendute.
Penso ai loro famigliari, alle femmine con le quali giacciono, penso alle loro esistenze da bulli di quartiere e penso che il calcio non sia, non è capace di respingerli, di pulirsi da costoro. Come a Torino, la fetta di ultras del Napoli, quella che ha divelto seggiolini, staccato porte, allagato i bagni, volendo lasciare una traccia della presenza e della partecipazione, perché il meraviglioso pubblico è questo, non altro.
La nostra complicità omertosa, di cittadini e di giornalisti, è evidente. Le battaglie contro gli scandali che ammorbano lo sport sono sacrosante ma chi si batte davvero contro questi delinquenti? Date un'occhiata alle tribune stampa e controllate come si comportano certi cronisti tifosi e violenti nel dire e nel fare. Sono gli stessi che predicano equilibrio e scrivono di pace. I delinquenti di Verona, venerdì, e di Torino, sabato, non vanno mandati in galera e nemmeno puniti con il daspo, diventerebbero eroi, additati dal branco come idoli. Piuttosto vanno utilizzati al più presto per servizi socialmente utili, gli stadi da ripulire, da rimettere in ordine, le stazioni ferroviarie, gli autogrill, gli autobus e i vagoni dei treni danneggiati, da risanare, riverniciare, restituire così come erano in origine. Ovviamente la prestazione va fornita interamente a titolo gratuito, senza interferenze di sindacati e affini. Il lavoro è un sostantivo scomodo e fastidioso per costoro, non lo frequentano e si agitano in assenza dello stesso, sono disoccupati della vita e dell'esistere. Il calcio non ha bisogno di questa ciurma, come si ribella alla corruzione così deve fare alla delinquenza che è coinquilina dello stessa.
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