di Riccardo Signori
Perfino Zeman è costretto a dare ragione ad Agnelli: questo calcio va cambiato, servono riforme, rischia di venirci la nausea. Ecco, siamo il calcio brutto, sporco e cattivo. L'intemerata dell'Agnellino ci lancia nella settimana di Juve-Inter, ma ci ha riportato ad una realtà cruda che il presidente della Juve ha riassunto con scarno realismo cronistico: «Con l'ultimo contratto televisivo abbiamo venduto un prodotto che non è all'altezza delle cifre pagate». Il campionato lo sta dimostrando, e così i ridimensionamenti europei delle squadre.
Bene, JuveInter è, se non l'ultima, la penultima spiaggia per credere a un campionato che valga un'elite, per dirci che non è tutto da rottamare. Oggi vediamo un calcio-campionato tecnicamente sciatto, tatticamente modesto. Abbiamo scoperto che la Juve può stare tranquillamente nei suoi palazzi senza che alcuno sia in grado di scalarne le mura. Napoli e Roma si sono squagliate nella sfida diretta. In più il Napoli avrà qualche grattacapo dalla giustizia sportiva. Sarà pure uno dei migliori Napoli della storia, come dice il sempre modesto Mazzarri, ma è ancora troppo poco. Il Milan è lontano per problemi suoi. La Lazio è altalenante soprattutto per amnesie difensive.
Tiriamo le somme. Non ci rimane che l'Inter. Ora più che mai, vista la settimana europea che ha dimostrato la fragilità delle rose, la scarsa caratura internazionale delle squadre. L'Inter, avrà fortuna o avrà bravura, ne cava sempre qualcosa. Non è ancora uno squadrone (non potrebbe con questa rosa) ma sta diventando una squadra. Non c'è da essere allegri: in un campionato a miglior gradazione calcistica i nerazzurri avrebbero chances da 3°-4° posto. Ma è anche vero che la Juve se lo giocherebbe con minor disinvoltura. Le risse da pollaio sono il nostro forte, le figure da polli sul campo anche. Juve e Inter finora sono riuscite a limitare i danni. La Juve con modi spicci e calcisticamente strafottenti, l'Inter come la formichina che non spreca nulla nonostante i punti persi (sono quattro dai bianconeri, unici a non aver mai perso). L'obiezione più semplicistica dice: ma perché credere ai nerazzurri e non invece alle altre due? Semplice: perché le altre due hanno già mostrato i limiti, l'Inter invece ti fa intendere le possibilità di crescita. Poi conterà anche la Champions: se la Juve saluta, se ne gioverà il suo campionato. La partita in Danimarca le ha rovinato un po' di credibilità ed ha messo a fuoco problemi già intravisti. Invece l'Inter ha preso forza dall'Europa. È un segnale. Da qui a Juve-Inter ci saranno due partite a testa (oggi e mercoledì), la classifica potrebbe cambiare, magari qualche punto andrà perso. Ma poco conterà per il senso di questa stagione: per non cadere nello sconforto dovremo affidarci a quelle due, che si giochino la sfida fino al termine. Il «ci odiano tutti» di Agnelli magari è esagerato ma riflette l'avversione ad arroganza e potere.
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