«Questa Inter sembra ingiocabile. Lo Scudetto ce l'hanno in mano, ma possono vincere anche la Champions». Parola di Francesco Moriero. L'ex esterno offensivo dell'Inter sarà stasera al Via del Mare per assistere alla sua sfida del cuore, visto che a Lecce è nato e cresciuto; mentre in nerazzurro si è consacrato vincendo la Coppa Uefa nel 1998.
I nerazzurri sembrano imbattibili
«L'Inter è delle squadre più forti d'Europa. Sono belli da vedere, giocano un grande calcio, in più Inzaghi ha costruito un gruppo all'insegna dell'armonia. Dietro sono solidi e hanno un centrocampo di altissimo livello».
Ce l'hanno un punto debole?
«A gennaio avrei preso una punta. Taremi è ottimo, ma arriverà a luglio. Serviva subito un'alternativa di livello a Lautaro e Thuram. Con l'assenza del francese ora Arnautovic e Sanchez devono darsi una mossa con prestazioni importanti».
Il Lecce può salvarsi?
«Dico di sì; perché è una squadra giovane ma di talento. Corvino ha fatto un bel lavoro e con D'Aversa non hanno mai steccato la prestazione pure quando hanno perso. Talenti da seguire? Dorgu è davvero molto forte. E poi Almquist: salta l'uomo con facilità, lo vedo da grande squadra».
A proposito: l'Inter è la squadra che dribbla meno in Serie A
«Le manca un Moriero (ride, ndr). Oggi ci sono pochi giocatori di fantasia e dotati di un bel dribbling. Il problema risiede nei Settori Giovanili, dove ai bambini si insegna la tattica invece di farli esercitare nella tecnica individuale. Tanto che appena vediamo 2 dribbling, una rovesciata o un controllo orientato restiamo a bocca aperta perché non ci siamo più abituati».
Si sussurra che il suo amico Antonio Conte sia appetito da Milan e Bayern per la prossima stagione. Dove lo vedrebbe meglio?
«Chi lo prende fa un affare. Lo vedrei bene in entrambi i club. Nessuno ha la sua mentalità vincente. Per Antonio il verbo partecipare non esiste, lui è proprio fatto così. Da ragazzino non accettava neanche di perdere a biglie sulla spiaggia o le partitelle del martedì in allenamento. Pure nel riscaldamento voleva arrivare sempre primo. Mazzone è stato il nostro primo maestro e Antonio me lo ricorda tanto».
In cosa?
«Conte è meno burbero, ma come Mazzone vuole sempre il 100% in campo e fuori dai suoi giocatori. E poi controlla tutto: dall'alimentazione al sesso detta lui cosa fare. È maniacale e non lascia nulla al caso».
Tre parole per descriverlo?
«Per Antonio il calcio è passione, sacrificio e soprattutto vincere».
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