Conte sdogana lo scudetto. L'Inter tra il sogno reale e il Messi "impossibile"

L'allenatore esce per la prima volta allo scoperto Marotta dribbla Leo, ma Braida: «È fattibile»

Conte sdogana lo scudetto. L'Inter tra il sogno reale e il Messi "impossibile"

Sognare lo scudetto è più che lecito, la classifica dopo 23 giornate (+11 punti sul 2019) autorizza e legittima speranze importanti, non solo quelle dei tifosi. «Abbiamo un sogno»: firmato Conte a derby appena vinto. Ed è la prima volta che il sogno ha un nome e non soltanto l'ambizione di «fare bene, crescere, migliorarsi».

Un mese dopo, l'Inter si ritrova di nuovo spalla a spalla con la Juventus e non fa mistero di provarci davvero. Non bastassero i 20 milioni spesi per avere Eriksen a 5 mesi dalla scadenza del suo contratto (operazione più che legittima, ma che vale il guanto di sfida gettato ai bianconeri), in queste ore Marotta sta valutando il tesseramento di un altro portiere, lo svincolato Viviano (anni 34, ultima stagione tra Sporting Lisbona e Spal, dove ha giocato per l'ultima volta il 26 maggio) per dare a Conte un'alternativa all'incerto Padelli, finché capitan Handanovic non sarà ristabilito. Certo, anziché prestarlo al Parma sarebbe stato più semplice tenersi Radu (anni 23, titolare fino a Natale col Genoa, poi insofferente al rientrante Perin), ma nessuno è perfetto o tanto lungimirante, soprattutto nessuno poteva sapere che Handanovic si sarebbe infortunato.

Viviano (forse) dopo Eriksen, Moses, Young. Resta da capire perché non sia arrivato un attaccante, considerato lo stato visibilmente deficitario di Sanchez. Domani in Coppa Italia (trasferta vietata ai residenti in Campania), torna Martinez, ma per andare sul sicuro Conte dovrà chiedere un altro sforzo a Lukaku (finora 30 partite e 21 gol in stagione), a meno di cambiare davvero impostazione di gioco con il solo Eriksen alle spalle dell'argentino, come per giorni aveva provato la scorsa settimana, col danese dietro a Lukaku («poi però non me la sono sentita di cambiare tutto ciò che facciamo da luglio», ha spiegato dopo il derby).

Tra un mese, il sogno avrà contorni più definiti. Il calendario incalza: dopo il Napoli, la Lazio. E sarà un test serissimo, di quelli che possono convincere anche i più scettici, come l'Ibra milanista («no, l'Inter non è da scudetto», ha masticato amaro dopo il derby, senza chiarire bene se stesse bocciando l'Inter del primo o del secondo tempo. Alla Lazio (che ha già battuto 2 volte la Juventus) c'è da fare attenzione vera. Un girone fa, superata a San Siro con un po' di fortuna, la squadra di Inzaghi aveva 7 punti in meno dell'Inter. Oggi 1 soltanto, figlio appunto di 18 partite senza sconfitte, il miglior percorso di tutto il gruppo. E la Lazio non ha coppe né coppette che incombono e impicciano: tradotto, solo nelle prossime 4 settimane fanno 4 partite in meno dell'Inter e 2 della Juventus, non proprio un particolare trascurabile.

Da un sogno all'altro, da quello di primavera a quello d'estate, al sogno più grande: perché negarsi la possibilità di sognare addirittura Messi? Beppe Marotta (furbo) prima del derby è stato sibillino («su questo non rispondo») e non dicendo nulla, lascia che siano altri a dire tutto.

Ariedo Braida, che le cose del Barcellona conosce molto bene, aggiunge in queste ore che «è difficile che Messi lasci il Barcellona, ma non impossibile»: un altro che non dice nulla, ma autorizza i sogni. L'importante, poi, è non svegliarsi e scoprire che appunto, erano soltanto sogni.

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