Coppa Italia al Napoli Affondata l'armata Juve

I partenopei negano ai campioni d’Italia la doppietta. Per Mazzarri è la rivincita del 2009. Lavezzi saluta con le lacrime. VIDEO: caroselli in città FOTO: Napoli in festa

Coppa Italia al Napoli Affondata l'armata Juve

Roma Venticinque anni di attesa per riprendersi una coppa che le mancava dai tempi di Maradona, ventidue per la vittoria di un tro­feo e l’Olimpico diventa per una notte come Fuorigrotta. Il Napoli nega il bis storico alla Juve (le man­ca dal 1995), le toglie l’imbattibili­tà stagionale ( 42 risultati utili con­secutivi, un record) e mette le ma­ni sulla sua quarta Coppa Italia. Non è proprio anno di “stelle” per i bianconeri: quella ufficiale che poteva arrivare con il trofeo del Presidente sfuma di fronte al­la grinta degli azzurri. La Juve può recriminare legittimamente per un penalty non concesso che po­teva cambiare il corso del match, ma nel complesso non ha giocato come avrebbe dovuto la partita di fronte a un Napoli determinato.

Ti aspetteresti le giocate di Del Pie­ro e Lavezzi (all’addio con le ri­spettive maglie e tanto di stan­ding ovation concesse dai propri allenatori), arrivano il rigore di Cavani – procurato per la verità dal Pocho che dopo il 90’ non po­trà trattenere le lacrime – e il gol di Hamsik,l’unico dei tenori dal qua­le il N­apoli potrebbe ripartire l’an­no prossimo. Stretta di mano tra i due presidenti Agnelli e De Lau­rentiis in una tribuna d’onore zep­pa di vip. Manca invece il cardina­le Bertone che, alla luce degli avve­nimenti tragici degli ultimi gior­ni, decide in extremis di disertare l’Olimpico. Ambiente elettrico in campo e sugli spalti. Si comincia con i sono­ri e continui fischi all’inno di Ma­meli eseguito dalla cantante Ari­sa ( il presidente del Senato Schifa­ni, che siede in tribuna d’onore, guarda attonito il settore dei tifosi napoletani da cui arriva la conte­stazione), si prosegue con qual­che calcione di troppo sul rettan­golo di gioco. Squadre speculari nel modulo e primo tempo diviso a metà: meglio gli azzurri all’ini­zio ( due occasioni sprecate da Zu­niga dopo appena-70 secondi e ra­soterra di Lavezzi che finisce di po­co a lato), poi la squadra di Conte prende in mano le redini della par­tita, con Marchisio crea l’occasio­ne più importante, sventata da De Sanctis. L’arbitro Brighi, alla sua ultima partita della carriera, dimentica il cartellino a lungo nel taschino ma compie forse la svi­sta più grave quando non punisce un netto fallo in area di Aronica su Marchisio. A quel punto l’incon­tro sem­bra essergli sfuggito di ma­no e al rientro in campo dopo l’in­tervallo decide di sanzionare qualche fallo duro.

Un altro erro­re lo fa l’assistente Nicoletti che ferma in fuorigioco Del Piero, ma ben più pesante è lo svarione del­la difesa juventina: Barzagli e Bo­nucci attendono l’uscita di Stora­ri che non arriva e quando Lavez­zi trova il corridoio in area, viene messo giù proprio dal portiere bianconero. Cavani non fallisce dal dischetto (in questa stagione spesso tabù per il Matador) con De Laurentiis che non guarda, e indirizza la partita a favore degli azzurri. L’Olimpico diventa un concer­to di petardi e fumogeni, mentre nella nebbia che invade il terreno di gioco la Juve tenta il forcing in­fruttuoso nell’ultima mezzora, con Conte che gioca le carte Vuci­nic, Pepe e Quagliarella (quest’ ul­timo fischiatissimo dai tifosi par­tenopei). E di rimessa arriva il col­po del ko di Hamsik, con il settore napoletano che fa partire il classi­co coro di «O’ Surdato nnamura­to ».

Conte è deluso in panchina, Del Piero sognava un addio alla maglia bianconera molto diver­so. Mazzarri si prende la rivincita del 2009, quando cadde contro la Lazio. Lavezzi saluta con le lacri­me.

Il Napoli mette in bacheca un trofeo atteso dal 1990 (battè anco­ra la Juventus nella finale di Super­coppa Italiana) ed evita le forche caudine del preliminare di Euro­pa League. La rivincita a Pechino ad agosto nel match che aggiudi­cherà il primo trofeo della nuova stagione. Quando forse tante co­se, da una parte e dall’altra,saran­no cambiate.

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