Roma Venticinque anni di attesa per riprendersi una coppa che le mancava dai tempi di Maradona, ventidue per la vittoria di un trofeo e l’Olimpico diventa per una notte come Fuorigrotta. Il Napoli nega il bis storico alla Juve (le manca dal 1995), le toglie l’imbattibilità stagionale ( 42 risultati utili consecutivi, un record) e mette le mani sulla sua quarta Coppa Italia. Non è proprio anno di “stelle” per i bianconeri: quella ufficiale che poteva arrivare con il trofeo del Presidente sfuma di fronte alla grinta degli azzurri. La Juve può recriminare legittimamente per un penalty non concesso che poteva cambiare il corso del match, ma nel complesso non ha giocato come avrebbe dovuto la partita di fronte a un Napoli determinato.
Ti aspetteresti le giocate di Del Piero e Lavezzi (all’addio con le rispettive maglie e tanto di standing ovation concesse dai propri allenatori), arrivano il rigore di Cavani – procurato per la verità dal Pocho che dopo il 90’ non potrà trattenere le lacrime – e il gol di Hamsik,l’unico dei tenori dal quale il Napoli potrebbe ripartire l’anno prossimo. Stretta di mano tra i due presidenti Agnelli e De Laurentiis in una tribuna d’onore zeppa di vip. Manca invece il cardinale Bertone che, alla luce degli avvenimenti tragici degli ultimi giorni, decide in extremis di disertare l’Olimpico. Ambiente elettrico in campo e sugli spalti. Si comincia con i sonori e continui fischi all’inno di Mameli eseguito dalla cantante Arisa ( il presidente del Senato Schifani, che siede in tribuna d’onore, guarda attonito il settore dei tifosi napoletani da cui arriva la contestazione), si prosegue con qualche calcione di troppo sul rettangolo di gioco. Squadre speculari nel modulo e primo tempo diviso a metà: meglio gli azzurri all’inizio ( due occasioni sprecate da Zuniga dopo appena-70 secondi e rasoterra di Lavezzi che finisce di poco a lato), poi la squadra di Conte prende in mano le redini della partita, con Marchisio crea l’occasione più importante, sventata da De Sanctis. L’arbitro Brighi, alla sua ultima partita della carriera, dimentica il cartellino a lungo nel taschino ma compie forse la svista più grave quando non punisce un netto fallo in area di Aronica su Marchisio. A quel punto l’incontro sembra essergli sfuggito di mano e al rientro in campo dopo l’intervallo decide di sanzionare qualche fallo duro.
Un altro errore lo fa l’assistente Nicoletti che ferma in fuorigioco Del Piero, ma ben più pesante è lo svarione della difesa juventina: Barzagli e Bonucci attendono l’uscita di Storari che non arriva e quando Lavezzi trova il corridoio in area, viene messo giù proprio dal portiere bianconero. Cavani non fallisce dal dischetto (in questa stagione spesso tabù per il Matador) con De Laurentiis che non guarda, e indirizza la partita a favore degli azzurri. L’Olimpico diventa un concerto di petardi e fumogeni, mentre nella nebbia che invade il terreno di gioco la Juve tenta il forcing infruttuoso nell’ultima mezzora, con Conte che gioca le carte Vucinic, Pepe e Quagliarella (quest’ ultimo fischiatissimo dai tifosi partenopei). E di rimessa arriva il colpo del ko di Hamsik, con il settore napoletano che fa partire il classico coro di «O’ Surdato nnamurato ».
Conte è deluso in panchina, Del Piero sognava un addio alla maglia bianconera molto diverso. Mazzarri si prende la rivincita del 2009, quando cadde contro la Lazio. Lavezzi saluta con le lacrime.
Il Napoli mette in bacheca un trofeo atteso dal 1990 (battè ancora la Juventus nella finale di Supercoppa Italiana) ed evita le forche caudine del preliminare di Europa League. La rivincita a Pechino ad agosto nel match che aggiudicherà il primo trofeo della nuova stagione. Quando forse tante cose, da una parte e dall’altra,saranno cambiate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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