Le critiche di Silvio e i pregiudizi dei nuovi padroni

di Franco Ordine

È molto bizzarro il dibattito che ha preso spunto dallo sfogo di Silvio Berlusconi finito sul taccuino del collega Francesco Verderami sul Corriere della Sera a proposito del Milan. È bizzarro innanzitutto perché invece di discutere nel merito le questioni sollevate, si è puntato il dito sulla censura come a voler sostenere la pittoresca tesi secondo cui l'ex presidente del Milan «non dovrebbe intervenire». E invece è proprio questo il punto, perfettamente spiegato da una rivelazione dello stesso Berlusconi. Quando sembrò che stesse naufragando il closing con i cinesi, l'ex premier fu tentato, pur «avendo l'opposizione dei figli», di riprendere in mano la guida del club. Ciò a testimonianza di una realtà inconfondibile: il Milan è sempre stato per Silvio Berlusconi «un affare di cuore» e mai un'azienda che, una volta venduta, dev'essere abbandonata al proprio destino. Perciò ha continuato a seguire le partite del Milan, a informarsi sulla salute dei suoi giocatori e a consolare qualche rossonero in difficoltà.

Secondo chiarimento: l'intervento di Berlusconi, privato ma finito sul Corsera, non poteva avere alcun riflesso politico. In politica, a causa di scelte imposte dai bilanci controllati dalla Fininvest, Berlusconi ha pagato un prezzo carissimo (esempio più eclatante la cessione di Kakà). Sui temi calcistici sollevati è allora il caso di discutere, senza ipocrisie o falsi moralismi. A proposito di Montella, per esempio, non sarebbe il caso di rammentare che i primi a prendere a martellate la sua panchina furono Fassone e Mirabelli subito dopo la rovinosa sconfitta con la Samp? E a proposito dell'impostazione data al mercato rossonero («invece di 11 nuovi acquisiti meglio puntare su 3-4 top player» la tesi berlusconiana), non è forse vero che i primi a sollevare dubbi e perplessità sulla cifra tecnica dei rinforzi furono rossoneri competenti del calibro di Shevchenko e Boban? Suso e Bonaventura in panchina contro la Roma non sono i motivi delle critiche feroci espresse dai tifosi sul web? Infine sul tema di Bonucci promosso capitano, il primo a far sapere pubblicamente che ci furono giorni complicati nello spogliatoio di Milanello, è stato proprio Montella perché nascondere il disappunto di Montolivo e Abate dinanzi al diktat societario sarebbe stato da Pravda.

Il dissenso di Berlusconi nei confronti di Montella e la simpatia per Brocchi sono noti senza dimenticare però che il presidente è anche disposto a fare autocritica come è accaduto con Sarri (gli preferì Mihajlovic e se ne pentì), particolare svelato da Arrigo Sacchi. Conclusione: nel calcio come nella vita, discutere senza pregiudizi può aiutare a ritrovare la strada maestra.

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