Ciclismo

Cronoscalata batticuore. Roglic si prende il bel Giro addormentato

Per lo sloveno rivincita 3 anni dopo la beffa del Tour perso. Stavolta è Thomas a buttare via tutto

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Monte Lussari. Una lenta processione, che loro fanno velocissima. Su fin su in cima al Santuario dei popoli, tra «pellegrini» di mezzo mondo, soprattutto sloveni. Tutti per lui, tutti per Primoz Roglic, che ribalta la classifica e si scrolla di dosso il Signor G, Geraint Thomas, che ieri ha pagato 40.

La montagna friulana, a due passi da casa, si trasforma in uno stadio sloveno, che per un attimo ammutolisce, quando in una buca, la catena gli cade. Attimi di paura. Lo sloveno è già ampiamente in vantaggio su Thomas, ma sono pur sempre secondi e il corridore della Jumbo qualcosa perde, soprattutto il ritmo.

Laddove aveva vinto nella sua precedente vita sportiva, saltando dal trampolino con gli sci, Roglic si ripete in bici. Ha la gamba dei giorni migliori e gli sportivi del Monte Lussari sono tutti per lui. Sarà lui oggi a Roma a sfilare sui Fori Imperiali e a ricevere dalle mani del presidente Sergio Mattarella la maglia rosa con il trofeo «Senza Fine», che spetta al vincitore.

La montagna urla la propria gioia. È una bolgia infernale, fatta di cori e canti, di trombe e campanacci. «Rogla, Rogla», urlano a squarciagola sopra Tarvisio, nella rivincita più bella dopo la beffa del Tour alla Plance de La Planche des Belles Filles. Tre anni fa, sempre in una cronoscalata del penultimo giorno, ci aveva rimesso una Grande Boucle che pareva già vinta, finita poi al baby prodigio Tadej Pogacar. Esattamente come è accaduto ieri a Geraint Thomas, il Signor G, che resta di sasso: convinto di poter contrastare la furia slovena in una prova contro il tempo che lo vedeva in partenza con un vantaggio di 26, finisce per perdere tutto e qualcosa di più. Adesso a Roma ci va con 14 di distacco, ma oggi sarà passerella, volata, festa.

Roglic mangia tutto con ferocia, nonostante un pericoloso rallentamento a un paio di chilometri dal traguardo. Gli cade la catena, per un maligno avvallamento. Ci sarebbe da imprecare il cielo, da maledire il mondo, ma lo sloveno mantiene la calma e quel che conta mantiene il vantaggio. «Me la sono goduta, tutta questa gente ti dà una spinta incredibile. È una lotta, c'è sempre una speranza, non sono uno che molla», racconta Roglic con il bimbo vestito di rosa in braccio.

È un cerchio che si chiude, una storia di vita che prende e da. Ieri c'è chi qualcosa gli restituisce ed è il nostro Vincenzo Nibali, oggi testimonial della «corsa rosa», ieri acerrimo rivale, col quale quattro anni fa aveva discusso non poco in corsa, regalando di fatto un Giro all'ecuadoriano Richard Carapaz che ringraziò per il «cadeaux». È una bella rivincita per lo sloveno tra gli sloveni, che da quel Giro si è poi vinto tre Vuelta di fila, una Liegi e l'oro olimpico della crono a Tokio. Un Giro che quest'anno si va aggiungere a Tirreno e Catalogna: tre corse a tappe disputate tre vittorie.

Il Giro si riscatta proprio sul più bello, alla fine. Poco prima della festa di Roma, prima che cali il sipario. Prima che Roglic salga su un volo charter stamattina per planare leggero su Roma.

Come da un trampolino: da Tarvisio alla Città eterna.

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