Matteo Basile
Milano Era una partita diversa questo Milan-Torino. Tanti incroci, tanti significati che vanno oltre la semplice partita di calcio. Era la sfida di Gigi Radice, scomparso sabato dopo una lunga malattia. Lui che con la maglia del Milan e sulla panchina del Toro ha scritto pagine indelebili di storia. Commovente il ricordo trasmesso sul maxi schermo prima del via, così come il minuto di silenzio, rovinato dopo 10 secondi dai soliti italici applausi per quell'incapacità di stare fermi e zitti nel momento di rispetto. Ma era anche una gara importante perché con una vista privilegiata sull'Europa, con i rossoneri chiamati a confermare la zona Champions dopo il mezzo passo falso della Lazio e il Torino per quel sesto posto che vale tanto. Una partita però brutta e non per la posta in palio ma per una pochezza tecnica che mostra un'infinità di passaggi sbagliati e giocate approssimative. Non poteva che finire 0-0 una gara del genere, una di quelle che poteva essere sbloccata soltanto da un episodio. Una di quelle che lasciano rimpianti sparsi qua e là per il mancato affondo in classifica che tanto avrebbe fatto comodo e che lasciano tra i tifosi quell'amaro retrogusto di vorrei ma non posso. Ma quando si gioca così male, alla fine, un pareggino è un brodino che dà sostanza.
Gattuso è sempre alle prese con l'emergenza infortuni ed è costretto a fare quel che può con quello che ha. Quindi ancora Abate centrale difensivo e poi 4-4-2 super offensivo con Suso e Calhanoglu sulle fasce a ispirare Cutrone e Higuain, al rientro dopo i due turni di squalifica post Juve. Mazzarri, che torna in panchina dopo l'assenza per il malore che lo ha costretto a saltare la trasferta di Cagliari, sceglie il solito 3-5-2 con Iago Falque in appoggio a Belotti e Zaza di nuovo in panchina.
Il primo tempo scorre tra gli sbadigli alternati da qualche fiammata. Iago Falque di testa chiama Donnarumma alla grande deviazione da una parte, Cutrone dopo un rimpallo mette i brividi a Sirigu dall'altra. Ma sostanzialmente di gioco se ne vede poco e di idee anche meno. Fa fatica il Milan a creare gioco senza un regista di ruolo contro una squadra che fa dell'essere chiusa per poi ripartire in velocità la sua principale caratteristica.
Il secondo tempo, se possibile, è pure peggio con i portieri che non devono mai fare una parata. Dimostrazione ne sia l'ovazione per Zapata, non proprio uno dal piedino fino, per un'uscita palla al piede fino ad avventurarsi nella metà campo avversaria. Segno tangibile che lo spettacolo nella fredda notte di San Siro sia componente latitante. Mazzarri e Gattuso cercano di cambiare qualcosa mandando dentro Zaza per Iago Falque il primo, Castillejo per un negativo e fischiato Calhanoglu il secondo. Ma cambia davvero poco, anche se il biondo ossigenato spagnolo è molto più brillante di chi ha sostituito.
Eppure a 3 minuti dalla fine, il Milan avrebbe anche l'occasione per strappare i tre punti ma Cutrone calcia malamente a lato, dopo un tocco di Bakayoko, e Higuain nel recupero colpisce male di testa. Finisce 0 a 0 ed è giusto così. Il Milan resta quarto, il Torino sesto. Ma per coltivare davvero sogni di gloria dovranno fare entrambe molto, ma molto di più.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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