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Dall'Igna: "Vinta sfida difficile, ora voglio il bis"

Il general manager della casa di Borgo Panigale: "Questo titolo poteva arrivare molto prima"

Dall'Igna: "Vinta sfida difficile, ora voglio il bis"

Oggi Bologna sarà di nuovo la rossa, proprio come 15 anni fa, quando la Ducati festeggiò il primo mondiale vinto nella MotoGP con Casey Stoner. Questa volta a guidare la moto costruita nel reparto corse di Borgo Panigale, prima periferia del capoluogo emiliano, c'era Francesco Pecco Bagnaia, capace di una seconda parte di stagione straordinaria, che ha fruttato oltre alla affermazione tutta italiana 50 anni tondi dopo Agostini su MV Agusta anche il Mondiale costruttori, motivo di vanto per un'azienda capace di piegare i colossi giapponesi della moto, Honda in testa.

Per arrivare a questa affermazione globale, è stato necessario un lungo percorso, passato attraverso la grande delusione di due stagioni con Valentino Rossi ben al disotto delle aspettative ed una rifondazione affidata nel 2014 a Gigi Dall'Igna, ingegnere veneto cresciuto in Aprilia oggi General Manager di Ducati Corse, dove è arrivato inseguendo il sogno di vincere in MotoGP, la sola categoria che mancava al suo palmares, del quale già facevano parte più titoli in 125, 250 e Superbike. Oggi quel sogno lo ha realizzato.

«Questo titolo si è fatto aspettare. Nel 2016 sono arrivate le prime vittorie, con Iannone e Dovizioso, poi una serie di secondi posti in campionato... Sembravano non dover finire mai. Finalmente quest'anno abbiamo centrato l'obiettivo, siamo riusciti a mettere insieme la moto, il team e il pilota migliore, portando a casa il Mondiale».

Chissà che emozione.

«Quando è finita la gara ho provato una gioia incredibile, sono stati tanti gli sforzi che abbiamo fatto per arrivare a quel momento lì, per cui mi sono passati davanti agli occhi i sacrifici che abbiamo fatto e quello che abbiamo vissuto, momenti belli ma anche momenti difficili».

C'era una moto da rifare di sana pianta.

«La sfida era sicuramente difficile, ma anche una gran bella sfida e credo che Ducati sia l'unica realtà in grado di darti la possibilità di conquistare questo titolo. La prima moto nata sotto la mia guida era un mix delle tante idee portate in sede di progettazione. Da lì è stato tutto un continuo affinamento, un continuo rifinire, fino ad arrivare alla GP22».

L'inizio d'anno un po' stentato ha reso le cose più difficili.

«È vero, però la moto che ha vinto le prime gare era sempre una Ducati... quindi non è stato così difficile mantenere la freddezza necessaria per riuscire a mettere insieme tutti i tasselli. E Bagnaia ha avuto una seconda parte di stagione straordinaria. Da vincitore seriale».

Ne ha mai perso la fiducia e la calma.

«Così vi è sembrato... In realtà sono molto nervoso. La mia è un po' una forma di disciplina. Credo fermamente che sia necessario essere estremamente pazienti e mai impulsivi. È una forma mentale che mi sono imposto e che negli anni ha funzionato bene».

Quest'anno c'erano otto Ducati in pista. Una presenza ed un impegno importante.

«Fare una MotoGP è complicato, per cui farne otto lo è ancora di più. Però con un'ottima organizzazione come quella che ha Ducati in questo momento si può fare. Alla fine è molto meglio, come ho sempre pensato. Dal punto di vista economico è vantaggioso e lo è anche dal punto di vista tecnico, perché ti permette di avere una mole di dati preziosi per poter ragionare sempre su base statistica per fare bene in un campo così difficile. Dal punto di vista sportivo invece ti permette di far crescere dei piloti e selezionarli, cosa che abbiamo fatto in questi anni. Avere più moto in griglia è sicuramente vincente. Mi stupisco che altri la pensino in maniera diversa».

Qual è il prossimo obiettivo all'orizzonte?

«Riconfermarsi, perché è sempre la cosa più difficile. Solo a febbraio, ai test precampionato misureremo cosa hanno fatto gli altri. Sono convinto che lavoreranno sodo per migliorare le loro moto. Noi naturalmente non staremo con le mani in mano perché altrimenti sarebbe molto difficile ottenere risultati simili a quelli di quest'anno».

La squadra Ducati 2023 vedrà sotto lo stesso tetto i due piloti più vincenti del 2022. Gestirli sarà un problema?

«Affidarsi a Bagnaia e Bastianini è la soluzione più giusta e più ovvia alla luce del lavoro fatto negli anni passati. Abbiamo contribuito a far crescere tanti piloti e nel 2022 i piloti migliori in sella alla Ducati erano loro due, per cui ci è sembrato giusto portare entrambi all'interno del team ufficiale. E voglio aggiungere che avere due piloti forti è un bel problema per uno che deve portare a casa dei risultati.

È decisamente meglio averlo che non averlo».

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