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Il derby d'Italia da scudetto si gioca nella terra di mezzo

La settimana di Inter-Juve con l'antipasto Champions Conte e Sarri fanno la differenza con il centrocampo

Il derby d'Italia da scudetto si gioca nella terra di mezzo

Anche agli allenatori bravi, le cose a volte riescono un po' per caso. Prendiamo Sarri, chiamato per vincere la Champions e per farlo convinto di dover cambiare la Juventus, costruita sul calcio minimalista di Allegri. Da 2 partite ha modificato il modulo, inserendo il trequartista (Ramsey). Lo avrebbe fatto se non si fossero rotti uno dopo l'altro Douglas Costa, De Sciglio e Danilo? No, per lo meno non subito. E Dybala? Sarri non lo voleva e gliel'aveva anche detto in faccia: non mi servi. Paratici ha girato l'Europa per venderlo, saltando l'unico posto (Milano, Inter) dove gliel'avrebbero preso nel cambio con Icardi. Adesso Dybala (umiliato in panchina nelle prime 4 partite di stagione) sembra l'uomo in più, candidato a giocare titolare anche domenica contro l'Inter: sarebbe andata così se Higuain avesse segnato un solo gol in 5 partite da titolare? No, per lo meno non subito.

Di casuale c'è invece poco nelle prime 6 giornate dell'Inter. C'è semmai la fortuna di un ingranaggio che, favorito da un calendario amico, è migliorato da una partita all'altra, ma ha sofferto quando ha trovato avversari rodati (Slavia e Lazio). Il segreto di Conte non è Lukaku, che pure è importante, non è la difesa meno battuta del campionato (da anni Handanovic è il miglior portiere di Serie A), ma un centrocampo dove tutti meno Vecino (non casualmente il peggiore tra quelli impiegati di più) hanno già trovato il gol: lo straordinario Sensi, l'emergente Barella, il discontinuo Brozovic, persino il disperso Candreva e il superstite Gagliardini. Là dove non arrivano gli attaccanti (male Martinez, toro scornato con un solo gol fatto e tanti sbagliati) possono i podisti di mezzo. Aspettando Sanchez, se mai arriverà: a Genova è partito bene, poi ha rovinato tutto.

Anche Sarri, e anche qui non per caso, dice grazie al suo centrocampista principe: Miralem Pjanic, 2 gol decisivi nelle ultime 2 partite. E poi al tattico Khedira, al jolly Matuidi, bravo anche da terzino di scorta. Semmai è l'altro francese Rabiot che finora non ha dimostrato di valere i 10 milioni netti che gli passa la Juventus, ma a Parigi nessuno si stupisce.

Prima dello scontro diretto che vale molto e può valere moltissimo se a vincerlo sarà l'Inter, c'è l'impegno di Champions, che certamente disturba più Conte di Sarri. Perché gioca un giorno dopo e quindi riposa un giorno in meno, perché l'Inter viaggia e la Juve ospita, perché a Barcellona chiunque rischia l'imbarcata, mentre il Leverkusen allo Stadium sembra lo sparring giusto prima della partitissima. E poi perché, se Sarri vive la Champions come metro della sua stagione (che poi se perdesse anche il campionato ci sarebbe da ridere), Conte la immagina come ostacolo in più sulla strada dello scudetto. Poco meno di una scocciatura.

Domani nella Juve gioca Higuain con CR7. Mercoledì a Barcellona tornano ovviamente titolari Godin e Lukaku (oltre a Barella e D'Ambrosio): chi può contestare a Conte nostalgia di quel primo anno a Torino senza Europa?

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