Il derby famolo strano: l'ex milanista Gigio e l'interista Sommer

Donnarumma criticato per il «tradimento» Yann contestato quando arrivò a Milano

Il derby famolo strano: l'ex milanista Gigio e l'interista Sommer
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Berlino - Le mani di Svizzera-Italia. Un derby di confine giocato tra i pali. Yann Sommer, da una parte. Gianluigi Donnarumma dall'altra. Siamo a Berlino, ma vista dalle due porte dell'Olympiastadion sembra Milano. La Madonnina sullo sfondo. L'interista e l'ex milanista. Colui che ha vinto lo scudetto della stella al primo colpo contro colui che ha lasciato il Diavolo proprio alla vigilia della stagione che l'avrebbe incoronato per la diciannovesima volta campione d'Italia.

Lo svizzero la scorsa estate fu accolto dalla critica come uno dei tanti downgrade del mercato interista. Eppure si è rivelato decisivo, disseminando il campionato di parate. Ieri ha rivelato sui compagni interisti stasera rivali: «Li ho sentiti durante il torneo. Ognuno farà i suoi interessi, ma sono felice di incontrarli. Donnarumma? L'ho sempre seguito, è un portiere completo, mi piace il suo stile coraggioso e mai attendista». L'azzurro se ne andò dal Milan proprio dopo il trionfo di Wembley. I tifosi rossoneri non glielo hanno mai perdonato: traditore per sempre. A Parigi l'hanno ricoperto d'oro, ma pure di «3» in pagella nelle notti Champions. L'orgoglio di Gigio: «Mi sento cresciuto come uomo. E ora sono anche più responsabile».

Due numeri uno, simbolo di quella che è anche una «guerra» psicologica. Non a caso Yakin e Spalletti li portano al loro fianco in conferenza stampa. Sullo sfondo ci sono i precedenti. Sommer ha ipnotizzato Jorginho due volte nelle decisive gare di qualificazione al Mondiale del Qatar. Donnarumma nel 3-0 che lanciò la cavalcata azzurra verso Wembley tre anni fa in quel di Roma mise la sua firma per zittire i fischi «rossoneri».

In comune il ruolo e poco altro. A partire dall'altezza il piccolo svizzero da 183 centimetri, il gigante italiano che sfiora i due metri. E poi l'approccio alla solitaria disciplina del pallone. Sommer usa occhialoni speciali. Non solo, ultimamente sono comparsi pupazzi e punch ball. Donnarumma invece si affida a una mental coach e beneficia anche della vicinanza di Gigi Buffon in ritiro.

Due tra i migliori interpreti del ruolo che si ritrovano di fronte per l'ennesima volta. Leader l'elvetico, capitano l'italiano. Incoronati proprio da Buffon: «Tra i top mondiali, ma io scelgo sempre Gigio». Entrambi reduci da una prima parte di Europeo diversa. Yann ha collezionato tre partite da «sei», né miracoli né papere. Donnarumma invece si è caricato sulle spalle l'Italia. Decisivo con l'Albania, straordinario nell'evitare un passivo vergognoso con la Spagna. E poi ancora superlativo con la Croazia: media da otto. Una continuità di rendimento eccezionale anche se avvisa i compagni: «Abbiamo concesso troppe occasioni». Come a dire se mi fate lavorare, non è che mi dispiace. «I rigori? I compagni li faccio segnare...» dice il capitano azzurro.

La Svizzera che sfotte su Jorginho chieda a Modric cosa significa trovarsi davanti il gigante Gigio. I numeri dicono 16 rigori parati su 95 affrontati per Sommer, 15 su 56 (più tre nelle lotterie europee 2021 con Spagna e Inghilterra). Il muro è Donnarumma.

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